Merlino è sicuramente il mago per antonomasia nell’immaginario collettivo.
La leggenda vuole che abbia ereditato i suoi poteri dal padre, essendo figlio di un demone e di una donna normale. E, sebbene il cinema ci abbia rimandato una figura di mago buono, in realtà la letteratura lo dipinge come inquietante, imperscrutabile e talvolta diabolico.
Nel cinema Merlino è legato inequivocabilmente al film Excalibur (1981), dove viene interpretato dall’ottimo Nicol Williamson.
Forse non tutti sanno che la magia del fare utilizzata dal mago in questo film non è inventata dallo sceneggiatore, bensì è un vero incantesimo druidico, così come viene riportato anche nel libro Le 21 lezioni di Merlino di Douglas Monroe. Questo libro è dedicato alla magia celtica e, sebbene alcuni contestino all’autore le trascrizioni in lingua celtica, qualche contraddizione storica e qualche sua personale interpretazione, altri concordano con la validità generale dei contenuti e delle sue formule magiche.
Chi mastica l’inglese può farsi una cultura sull’argomento sui numerosi siti che dibattono sulla questione.
Ma torniamo a noi. La magia del fare è la magia più potente a disposizione del druido, in quanto gli permette di ottenere qualsiasi cosa egli voglia. Eccone la trascrizione con relativa traduzione:
Pronuncia: anal natrak, utvas betod, do kiel dienve
Celtico: Anáil nathrach, ortha bhais betha, do cheol déanta
Traduzione ing: Serpent’s breath, charm of death and life, thy omen of making
Traduzione it: Alito del Serpente (Drago), magia di vita e di morte, preludio di realizzazione.
Ascolta l’incantesimo di Merlino dalla sua bocca: Magia del fare.wav
In realtà sull’ultimo pezzo non sono soddisfatto della traduzione (preludio di realizzazione), ma tant’è, mi sono lasciato condizionare dall’interpretazione cinematografica. Infatti nel film la magia si attua quando comincia ad alzarsi la nebbia (l’alito del Drago); sarebbe dunque la presenza dell’alito a preannunciare la riuscita dell’incantesimo.
Tra l’altro mi suona corretta la traduzione se faccio il parallelo in ambito alchemico: la comparsa della nebbia (Nube bianca che si scioglie dalla Pietra e se ne eleva), è quella che prelude alla riuscita, realizzazione, dell’Opera al Bianco.
Inutile dissertare sul simbolismo legato al Serpente/Drago, in quanto molti altri ben più preparati di me già l’hanno fatto, ma mi interessa aggiungere una cosa. Il detto alchemico testè riportato, nella sua forma completa dice:
Fuoco intorno alla pietra nera – nube che se n’eleva
Guarda caso, nella tradizione egizia il Serpente sacro è l’Ureo, la cui radice UR sta a significare il Fuoco, e dalla quale deriva il verbo latino urere = bruciare.
L’ureo è recato in immagine sulla fronte dei Faraoni, simbolo di realizzazione sacerdotale, ed usato da Cleopatra nel proprio suicidio. A questo punto mi si chiederà: cosa c’entra questo serpente o il suo veleno con la nebbia bianca? Ebbene non saprei, comunque riporto un passo molto significativo di Plutarco:
Cleopatra finì col convincersi che nulla era comparabile al morso dell’aspide che non cagiona né convulsioni né gemiti, quindi il coma, con solo una lieve traspirazione del viso, mentre i sensi gradualmente si intorpidiscono, e la vittima non mostra di sentire alcun dolore, soltanto una specie di contrarietà quando la si riscuote, come chi dorma d’un profondo sonno naturale, e non voglia essere svegliato.