
L’Alchimista – Joseph Wright
Se l’alchimia fosse solo un tipo di chimica trascendente o di metallurgia segreta, non avrebbe avuto così tanti estimatori.
L’alchimia vera, l’alchimia tradizionale, è la conoscenza delle leggi della vita nell’uomo e nella natura e la ricostituzione del processo per il quale questa vita, adulterata quaggiù dalla caduta adamica, possa recuperare la sua purezza, il suo splendore, la sua pienezza e le sue prerogative primordiali. Ciò si chiama riscatto nell’uomo morale; rigenerazione nell’uomo fisico; purificazione e perfezione nella natura; infine, nel regno minerale viene propriamente detto trasmutazione. Questa reintegrazione, o rigenerazione che dir si voglia, prosegue e proseguirà attraverso tutti gli stati di ciò che chiamiamo materia, dai più sottili ai più grossolani ed attraverso tutte le forme che prendono e prenderanno le creature trascinate nella caduta dell’uomo universale: dai batteri ai pianeti, dagli elementali ai geni cosmici. Afferrarne i processi più accessibili all’intelletto dell’uomo, intervenire consapevolmente su di essi accelerandoli e scostandone gli ostacoli, questo è tutto il programma dell’alchimia essenziale, che si può considerare sotto due aspetti complementari: un lavoro di purificazione che l’alchimista deve operare su sé stesso; ed un’applicazione caritatevole dei principi di questo stesso lavoro all’esterno, per cooperare alla reintegrazione finale ed affrettarne il termine.
Sebbene dunque il suo campo più centrale sia il piano spirituale, l’alchimia conosce cento applicazioni più o meno contingenti tutti gli aspetti della vita: ne esiste una sociale, una fisiologica, un’alchimia intellettuale, una morale, un’astrale, un’animale, una vegetale, una minerale e molte altre ancora.
Ma l’alchimia spirituale rimane il modello, la chiave e la ragione di tutte le altre. E, conformemente all’enunciato di Ermete Trismegisto nella Tavola di Smeraldo, la conoscenza di uno qualsiasi di questi adattamenti scopre implicitamente quella di tutti gli altri.
Fare alchimia metallica significa guarire ciò che gli antichi Filosofi chiamavano la lebbra dei metalli, dopo aver anzitutto guarito la propria lebbra, la propria cecità. Ma la cupidigia umana ha incentrato i desideri impuri su quest’opera di purificazione, a tal punto che, poco a poco, alchimista è diventato sinonimo di “produttore di oro”.
L’uomo non rigenerato si è tessuto un bozzolo mentale, astrale e fisico che non lascia più filtrare la Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Giovanni 1,9). E’ quindi incapace di comprendere il vero senso dell’alchimia: cerca delle formule, dei trucchi, delle abilità manuali, immaginando che il segreto risieda in qualche formula di laboratorio. Soprattutto, finché non è illuminato dall’Alto, cerca la ricchezza, il potere e la longevità perché non concepisce dell’alchimia che due risultati in realtà secondari: la polvere di proiezione e l’elisir di lunga vita.
Invece tutte le operazioni descritte dai veri alchimisti devono intendersi rivolte sia al campo fisico che a quello spirituale, l’uno non escludendo l’altro.
Al centro delle cose c’è un elemento incorruttibile, pegno e generatore di incorruttibilità. Questo elemento primordiale, bisogna liberarlo dalle ombre “cimmeriane”, ovvero delle impurità di cui si è rivestito e che lo nascondono agli occhi profani, con dolcezza e grande industria, secondo il consiglio della Tavola di Smeraldo. Così, le sostanze epurate e rivivificate sono riportate pian piano al loro substrato incorruttibile.
Per tale trasformazione è indispensabile un agente dinamico e misterioso, chiamato con molti nomi diversi, ed è proprio la sua conoscenza ed il suo modo d’impiego che è indispensabile per ogni operazione realmente alchemica. Per quel che riguarda l’alchimia spirituale non c’è nessun inconveniente a nominarlo: questo agente è l’Amore e la sua sorgente inesauribile è il Verbo, nella sua funzione di Redentore. Va diversamente se si tratta di alchimia metallica: in questo caso gli alchimisti sono oltremodo discreti. Nessuna delle energie utilizzate dai chimici, ivi compreso l’energia nucleare, sembrerebbe essere adatta.
A questo proposito Andre Savoret, alchimista contemporaneo scomparso negli anni 70, afferma[i]:
“Quest’ Acqua Ardente, questa Manna Rorante, non è né un alcol, né un acido, né l’elettricità o il fluido nervoso, come ipotizzavano gli occultisti del secolo scorso. Non è l’alga chiamata Nostoch e, meno ancora, la rugiada di maggio, semplice immagine analogica, sulla quale mi incaponii per molti anni durante i quali immaginavo di fare dell’alchimia, mentre in realtà facevo solo della chimica mediocre. Dirò solamente che la sua utilizzazione finisce con una risurrezione, con una “nuova nascita” nell’ordine minerale o nell’ordine fisiologico. Aggiungerò anche che un laboratorio di chimica in generale è pieno di strumenti complicati e costosi e trabocca di innumerevoli prodotti. Bisogna aver superato la soglia di un laboratorio alchemico per assaporare pienamente il contrasto con il primo: alcuni recipienti e strumenti molto semplici, un modesto fornello per la cottura ed una dozzina di minerali. Come ha scritto il grande alchimista e mistico cristiano Eckhartshausen: “Con i mezzi più semplici si possono ottenere le realizzazioni più ammirevoli.”
Egli scrive ancora:
“La Grande Opera fisica necessita solamente di alcuni metalli abbastanza diffusi, un pò di carbone, due o tre vasi molto semplici, nessuna delle sorgenti di energia utilizzate dalla scienza attuale e può essere compiuta interamente da un solo uomo con pazienza e molto tempo. Questo per ottenere eventualmente delle trasmutazioni massicce.”
Praticamente l’operazione consiste nel riportare un metallo o un sale metallico ad uno stato non differenziato; o in altre parole de-specificare un corpo per mezzo di un’energia misteriosa. Quando il metallo in questione è diventato un accumulatore di suddetta energia, ed i suoi elementi corruttibili eliminati, va orientato verso un’altra re-specificazione, in generale quella dell’oro, diventando altresì capace di trasmettere questa specificazione o “tintura” ad altri corpi metallici messi in fusione insieme.
Se si ferma l’operazione ad un certo stadio, questo stesso metallo fornisce la famosa “Medicina universale” o “Panacea” che, infondendo questa energia agli organismi debilitati, li rivitalizza e disintossica.
Un altro impiego di questo metallo costituisce ciò che è chiamato l’elisir dei Rosacroce, che fornisce ai sensi psichici dell’uomo una penetrazione fuori dal comune. Per chi volesse approfondirne i suoi effetti, i suoi vantaggi ed i suoi pericoli, rimando alla lettura del romanzo Zanoni di Edward Bulwer Lytton.
Vedi anche: I due aspetti della Grande Opera
[i]Qu’est-ce que l’Alchimie?, 1947.
7 Responses to “Cos’è l’Alchimia”
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April 9th, 2009 at 17:24
K. aveva ragione, adesso posso confermare che è un bel sito anch’io, dopo averne spulciato tutti gli anfratti. Guai a toglierlo!
Ma la musica che fine ha fatto?
Aledom
April 10th, 2009 at 07:15
Ti ringrazio.
Sembrava anche a me che ci fossero problemi con la canzone. Credo che il player che ho inserito utilizzi degli Activex che talvolta vengono bloccati dal browser. Provvederò a cambiarlo.
July 8th, 2009 at 14:46
Savoret ha lavorato al laboratorio ( poco ) ed ha conosciuto Canseliet, che lavorava anch’egli al laboratorio, per cui citare Savoret ( per avvallare teorie contrarie a quello che egli sapeva dell’Alchimia ) è una pura stupidaggine. L’alchimia non c’entra nulla con Kremmerz, Evola, g. di Ur, pratiche tantriche, pratiche sessuali, pratiche meditative, pratiche “energetiche” ecc.ecc. Savoret ha pubblicato quel libro NON A CASO nella casa editrice della Dubois, anch’essa con una concezione operativa ( di laboratorio ) dell’Alchimia.
Fermo restando che l’Alchimia non è chimica antica nè spagiria, ma un procedimento FISICO ESTERNO di “raccolta” e condensazione di una energia onnipervadente che gli alchimisti definirono SPIRITO UNIVERSALE. Da lì discendono poi molte altre cose…ma di certo le tante idiozie occultistiche che vengono scritte sull’alchimia ( compreso qua sopra, con la citazione di un Savoret che la pensava diversamente…) fanno solo danni e disinformazione.
Occupatevi di Magia, occultismo ecc.ecc….ma lasciate in pace ciò che dimostrate di non avere minimamente capito.
July 9th, 2009 at 17:28
Caro Velodico,
penso che non abbia realmente letto Savoret e se lo ha fatto non lo ha capito. Cito testualmente dal suo libro:
Cap III
“Riassumendo, l’uomo rigenerato è la pietra filosofale della natura decaduta, come l’uomo non rigenerato è la materia bruta della Grande Opera di cui il Verbo divino è l’Alchimista e lo Spirito Santo il fuoco segreto: ci sono due Vie nell’Opera, ma non vi è che un Agente: l’Amore! E tutti i veri ermetisti cristiani – non i soffiatori – sono unanimi su questo punto come su quello della subordinazione dell’opera fisica all’opera mistica “.
e ancora:
Cap V
“22°- Che lo spirito divino si incarni nelle doppie acque per glorificarle, ecco tutto il programma dell’opera: Ignis et Azoth tibi sufficiunt, dicono gli Adepti. Trova anzitutto questa acqua in te, liberala dalle superfluità e dalle tenebre infernali, questo è il lavoro preparatorio della vera Grande Opera. Quando questa purificazione che a te compete sarà finita, lo Spirito scenderà. Ma questo non ti compete. È Dio che sceglierà la sua ora. Tale è la vera Grande Opera con la quale il tuo nome sarà scritto nel Libro della Vita. L’altra, la Grande Opera fisica, ti sarà data in sovrappiù”.
Altro non v’è da aggiungere, se non la lapidaria attestazione del grande Paracelso:
“Nessuno trasmuta una materia se prima non ha trasmutato se stesso”
bon courage, mon ami
February 3rd, 2012 at 00:46
Ha ragione Velodico.
Dovete leggere e poi capire quello che scrisse Savoret…ma, soprattutto, dovete informarsi seriamente sulla sua vita. Savoret non andava dietro alla vostra idea di occultismo…( che voi chiamate erroneamente “alchimia”). Savoret ebbe contatti con Canseliet…Ragazzi, qui siamo all’ABC. Aveva un laboratorio…Avere un laboratorio ( molto semplice…) non significa fare spagiria. Significa altro, quando le materie sono rese Filosofiche. L’Alchimia è tale dalla realizzazione della Pietra in poi…
E lasciamo in pace Paracelso, grandissimo spirito che non merita di essere citato a sproposito.
February 27th, 2012 at 15:31
Caro Sigfrido,
il tuo commento è alquanto confuso e disarticolato, ed onestamente dà la sensazione che tu non abbia neanche letto bene il mio post.
Proverò pertanto a risponderti riassumendo il contenuto del post con un linguaggio più semplice e sintetico: quello che affermo infatti è che l’Opera fisica è possibile, ma non è che l’adattamento sul piano materiale della vera Grande Opera: quella spirituale. Questo in breve il contenuto del mio post.
Non a caso i Rosacroce indicano con Ergon l’Opera Spirituale e con Parergon quella materiale.
In aggiunta va detto che l’Opera materiale è raggiungibile solo dopo aver conseguito l’Opera spirituale, o quantomeno essere giunti ad un buon punto sul cammino di reintegrazione.
Questa affermazione è supportata da quanto hanno detto i citati Savoret e Paracelso… e non solo, ne potrei citare molti altri, basta saperli leggere. Oppure se non credi a loro e abbisogni di citazioni ancora più esplicite magari potrai ascoltare Albert Poisson. Egli infatti ne L’Iniziazione alchemica scrive:
“Non so se avete tra le mani la mia opera Teoria e Simboli degli Alchimisti (in vendita alla libreria del Meraviglioso), ma noterete che, nella parte che tratta della Grande Opera, ho solo descritto la parte materiale, non indicando che vagamente la parte spirituale senza cui non si può fare niente. Bene ! Questa segreta parte esoterica, se volete, la studieremo insieme. “
Il motivo per cui bisogna prima trasformare se stessi per conseguire l’Opera metallica è duplice. Il primo lo spiega Poisson stesso nella raccolta di lettere testé citata. Il secondo lo indica Frater Albertus nel suo “Manuale dell’Alchimista”.
Detto questo, sottolineo anche che nel post affermo che occorre applicare caritatevolmente lo stesso lavoro d’alchimia interna all’esterno, per cooperare al processo reintegrativo di tutti gli esseri e velocizzarlo. Ed è in tal senso che prende forza e significato il lavoro dell’alchimista “metallico”.
Bon courage mon ami.
November 11th, 2016 at 23:08
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