I due Poli

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Nel corpo umano vi è un magnete unico, accumulatore del fuoco creativo, che si sviluppa lungo l’asse verticale in un dipolo energetico.

Il polo superiore è il corpo mercuriale, o più precisamente il suo nucleo, l’uomo storico, pulsante nel cervello in corrispondenza della ghiandola pineale. Il punto chiamato dagli antichi caldei Ashìn, lo specchio celeste.

Il polo inferiore è il centro sessuale che ha la sua sede nella regione sacro/lombare.

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Questi poli sono idealmente le due estremità della bacchetta o verga magica del mago (la colonna vertebrale) e tra di essi vi è un significativo e vitale interscambio di energia. Il barometro di questo interscambio è il pensiero.
Più produttivo è il polo inferiore, più esso lega le sue energie con l’esterno e meno energia viene consegnata alla funzione del pensiero. E, viceversa, più radicalmente viene negato il deflusso di energia sessuale verso l’esterno, maggiore è il beneficio che ha il potere del pensiero e maggiori sono le possibilità di sviluppo del corpo mercuriale.

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Il centro sessuale “insegue” l’immortalità per mezzo della propagazione nella progenie.

L’uomo storico “insegue” il suo risveglio cercando di pervenire ad una immortalità conscia. E questo scopo richiede delle enormi energie che sono immagazzinate nel centro sessuale. Dal momento che i due poli sono in relazione reciproca l’uno con l’altro, il raggiungimento di questo scopo implica una vita temporaneamente e intelligentemente casta: il polo superiore si può risvegliare solo se il polo inferiore gli presta la sua energia. Ecco perchè non si può avere successo nell’ascesi se non si ha il controllo assoluto del desiderio sessuale.

Difatti l’uomo naturale vive all’esterno, cioè vede il mondo attraverso il velo dei propri desideri e delle proprie passioni; ma l’uomo spirituale vive all’interno, cioè vede il mondo senza desideri, con gli occhi dello spirito.

Sulle avversità della vita

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Ad un pensiero ed impulso d’ira od anche semplicemente d’impazienza, occorre sostituire l’ideale di una Pace serena avente in sé una Forza equilibrata, calma, costante e paziente, e per questo più efficiente di qualsiasi scatto subcosciente ed incontrollato, od esplosione momentanea di passionalità.

Ad un pensiero d’odio, di malevolenza, od anche semplicemente di antipatia, occorre sostituire l’ideale spirituale di un Amore Universale che abbraccia le cose tutte in un unico sentimento di simpatia, di benevolenza e di compassione infinita, riflettendo che, essendo noi unici coll’Universo e con l’Unico, siamo unici con tutte le cose ed anche ciò che ci appare antipatico è fondamentalmente identico a noi stessi, e nulla può astrarsi dall’Unità di tutte le cose.

Ai pensieri debilitanti di pigrizia, di debolezza o di negligenza, sostituire un pensiero della Forza infinita ed eterna che è in noi e forma l’intima nostra natura e desiderare ardentemente che essa sgorghi come l’acqua limpida e brillante di una cascata o come un getto ardente e luminoso di metallo fuso dalla Fonte dell’Essere che è in noi e ne riempia e ne saturi la nostra anima.

Se ci sentiamo invadere dalla noia, dall’apatia o dallo sconforto abbandonare completamente ogni tensione dell’anima e del corpo e pensare a quella beatitudine serena che è propria dell’Essere Eterno e sempre uguale a sé stesso, che è la Pienezza stessa che riempie ogni vuoto illusorio. Lasciamoci invadere l’anima dai suoi raggi, come un dolce elisir d’immortalità limpido e luminoso che riempie l’anima nostra, come una coppa di Gioia e di Gaudio infinito.
Se i pensieri discordi, le preoccupazioni della vita ed il dolore trionfano nella nostra anima, la fanno ripiegare su se stessa e sembra che vogliano accasciarla e schiacciarla sotto il loro peso, riflettiamo allora che non siamo né corpo né emozioni né pensieri, ma l’Essere divino che alberga in noi. Abbandoniamo a se stesso il peso che gravava su di noi elevando la nostra natura su quelle regioni nelle quali lo splendore del Sole non viene mai meno, come la farfalla, abbandonato il bozzolo che la teneva prigioniera, s’immerge sitibonda di luce e di amore nell’atmosfera pervasa dai raggi del sole.

Se le passioni tumultuano nell’anima nostra, la febbre del desiderio la possiede, la fiamma della sensualità la divora, occorre pensare allora che nessuno degli oggetti del desiderio si può possedere sempre e che la libidine e la passione prostituendo la Forza Creatrice divengono un fuoco distruttore anziché un fuoco creatore, foriero della morte dell’anima anziché del suo sviluppo e della sua rigenerazione. Occorre riguardare tutto ciò come perniciose deviazioni di quella Forza Creatrice che è in noi il più elevato dono del Creatore e bisogna voler con essa rigenerare tutto il nostro essere, creare le più nobili qualità in noi, creare mentalmente cose grandi, belle ed utili per i nostri simili e per l’Umanità.

La consapevolezza di essere Uno con Dio come altresì Uno con tutte le cose. Ecco il segreto.

Qualunque cosa ci accada, noi non cessiamo d’essere Uno col Principio Unico. Qualunque cosa avvenga nell’Universo, nulla può toccarci profondamente perché ciò fa già parte di noi che siamo Uno con Dio e con Lui sostanzialmente intangibili ed immortali. Questo Dio che forma il nostro Spirito è la Nostra Essenza Reale ed è la sola Realtà esistente nell’Universo.
La conoscenza di questa verità è la giustificazione di un ottimismo illimitato e di una fede serena e sicura nel Potere Creatore di cui siamo figli perché sostanzialmente inseparabili da Lui. E’ la sorgente della serenità dei saggi dinnanzi a tutte le prove della vita, quell’infrangibile serenità di chi sa bene che la sua Essenza Reale è immortale ed indistruttibile e non può essere toccata da niente. E’ il principio del dominio dello Spirito in noi, è la fuga di ogni timore e di ogni emozione indegna, la vittoria della Morte e dell’illusione su tutti i piani.

La Verità

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Il Tempo svela la Verità

Per quanto esistente di per sé, la Verità non è tale per tutti, ma lo diviene progressivamente per ogni anima umana a mano a mano che in essa si sviluppa e cresce la facoltà di comprenderla. Questa affermazione, che può sembrare opinabile,  è la sola che dia una spiegazione chiara e completa delle facoltà intellettuali e della loro evoluzione.

Vi sono due fondamentali ordini di verità che costituiscono due categorie ben distinte e definitive: la Verità materiale e la Verità spirituale dette altrimenti la verità esteriore e l’interiore; la prima è il risultato delle sensazioni e cioè di tutto ciò che ci appare per mezzo dei sensi e solo per essa è vero l’assioma aristotelico “nulla è nell’intelletto che prima non fosse nei sensi”. Ma oltre a questa vi è anche una verità spirituale del tutto indipendente dai sensi e la cui piena comprensione trascende il dominio non solo dei sensi stessi, ma anche della mente ordinaria; essa proviene dall’interno invece che dall’esterno, dallo Spirito invece che dai sensi ed è appunto perciò che viene in qualche caso denominata ispirazione. La conoscenza della prima forma di verità costituisce la Scienza quale oggi s’intende ordinariamente, mentre la conoscenza della verità spirituale si chiama più propriamente Sapienza e costituisce la base d’ogni religione e d’ogni profondo insegnamento.

A differenza della Scienza che forma i dotti e gli eruditi, la Sapienza forma i Saggi: i primi sono sviluppati solo mentalmente e si differenziano dagli uomini ordinari solo perché possiedono una maggiore e più sistematizzata quantità di cognizioni, mentre i secondi sono sviluppati spiritualmente ed è appunto tale sviluppo dell’anima alla Luce dello Spirito ciò che li contraddistingue.

La differenza sostanziale tra le due forme di conoscenza appare anche nel modo con cui tale conoscenza si acquista: mentre la verità materiale si dimostra coll’esperienza materiale, la verità spirituale non appare che con un’esperienza di genere del tutto diverso che, solo per analogia, può dirsi esperienza spirituale. Intermediaria tra le due è la verità razionale che si acquista mediante il ragionamento, partendo o dalla verità spirituale o dalla verità materiale: nel primo caso si ha la deduzione e nel secondo l’induzione. Ma la verità spirituale non è di per sé suscettibile di alcun ragionamento essendo al di sopra della mente razionale: essa non può dimostrarsi ma solo intuirsi più o meno chiaramente e questa intuizione può essere facilitata esponendo i diversi aspetti di tale verità nella forma più appropriata ma sempre in modo assiomatico, senza tentare in alcun modo di darne una dimostrazione. Le parole dei Saggi di tutti i tempi, trascritte nei libri sacri d’ogni religione sono altrettante espressioni di verità spirituali, in forma quasi sempre simbolica, e perciò non da tutti comprese nel loro profondo significato, fino a che non si è sviluppata la facoltà di comprensione spirituale.

La verità che forma l’oggetto di questo post era una volta insegnata nel segreto dei templi a quei candidati che avevano dato prove sufficienti da mostrarsene degni; questa verità è veramente fondamentale perché, ben compresa, dà la chiave di tutti i misteri della natura e dell’uomo. Ma per questo non basta averne un barlume o formarsene un concetto più o meno indefinito; occorre riflettervi lungamente e considerarla sotto tutti gli aspetti, abituandosi a trarne tutte le possibili conseguenze.  Occorre soprattutto acquistarne quella certezza spirituale che non può venire scossa da nessun ragionamento, ed a ciò si può giungere con una sufficiente riflessione, perché è appunto durante la meditazione che la Luce spirituale penetra nella mente sotto forma d’intuizione e d’ispirazione e la Realtà appare nel suo vero aspetto.

La Verità fondamentale alla quale si possono ridurre tutte le altre forme od aspetti parziali della verità – quella verità che occorre cercare di comprendere spiritualmente per dare alla propria coscienza quell’orientamento che la condurrà alla Pace, alla Forza e alla Serenità – si esprime con tre parole: Tutto è Uno.

TUTTO E’ UNO, tutto è compreso nell’Uno, niente esiste che non faccia parte dell’Uno (che è Tutto) e che non sia Uno con Esso.

Questa è la semplice e profonda affermazione che è il principio fondamentale (evidente o nascosto) di ogni religione e di ogni filosofia degna di nome.

Riflessione sugli eventi

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La vita divina fluisce attraverso tutti gli esseri e tutte le cose ed anima le nostre più piccoli azioni quotidiane.

Tutti collaboriamo ad una sola opera, alcuni con piena coscienza e intelligenza, altri senza saperlo: anche quelli che dormono lavorano e cooperano a ciò che succede nel mondo, allo stesso modo di quelli che cercano di risalire la corrente e trasmutare se stessi. Colui che regge il Tutto si servirà, in ogni caso, di questi ultimi alla bisogna e li metterà tra i suoi collaboratori e cooperatori.

Tutte le cose sono interconnesse e praticamente nessuno è estraneo all’altro. Vi è infatti un solo Mondo composto di tutto, un solo Dio presente ovunque, una sola Sostanza, una sola Legge, un solo Spirito comune a tutti gli esseri intelligenti, una sola Verità.

Tutto ciò che capita ad ognuno è utile al Tutto.

Il progresso è il movimento universale degli esseri che incessantemente vengono da Dio e risalgono continuamente a Dio cercando di raggiungerlo. E’ un perpetuo susseguirsi di una vita inferiore verso una vita superiore, il legame tra il finito con l’infinito.

L’uomo guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al Cuore.

Chiamiamo Destino tutto ciò che ci limita. Se siamo brutali, il destino prende una forma brutale. Quando ci raffiniamo, gli ostacoli prendono una forma più sofisticata. Se ci eleviamo alla cultura spirituale, l’antagonismo prende una forma spirituale.

Chi sa volere è condotto, chi non sa volere è trascinato. Ogni contrarietà è stata evocata da noi, forse un’ora fa, o forse un secolo fa. Essa non è altro che il legittimo ostacolo allo sviluppo di uno dei fiori della nostra egoità.

Come il nostro corpo scoppierebbe se fosse sottratto alla pressione atmosferica, parimenti se il peso della miseria, delle pene, delle avversità e degli sforzi vani fossero tolti dalla vita dell’uomo, l’eccesso della sua arroganza sarebbe così smisurato da farlo esplodere in mille schegge, ovvero lo spingerebbe alla più disordinata insanità fino alla follia. In ogni momento occorre a ciascuno una certa dose di preoccupazione, dolore o sofferenza, come occorre la zavorra alle navi per tenerle dritte e permetterle di navigare dritte.

Il caso non esiste. Ogni evento ha una ragione d’essere ed obbedisce ad una causa nascosta.

Le due porte

Posted by Nebheptra     Category: Glosse, Opera al Bianco

Ognuno nel suo cuore ha due porte, che possono essere aperte o chiuse: una superiore, rivolta verso il mondo dello Spirito, che lascia penetrare la rugiada del Cielo, la voce del Maestro, l’ispirazione degli Esseri Invisibili, delle Entità a noi superiori; l’altra inferiore, che ci apporta la vita materiale e comunica con tutte le forze, tutti gli esseri che si trovano in basso, utili, ma potenzialmente pericolosi.

Dalla porta superiore viene il desiderio d’Infinito, di Unità, viene l’orientamento dell’uomo verso l’alto, verso il Vero, il Reale, l’Uno. Ciò spinge a trasmutare il proprio corpo, il proprio cuore, la famiglia, il proprio campo, quello del vicino, la terra stessa.  Tale lavoro si può estendere in senso orizzontale, così da entrare in contatto con gli esseri dello stesso livello spirituale.  O può progredire in altezza:

  • sia consapevolmente, in piena coscienza di ciò che è l’uomo, la vita, la legge universale;
  • sia inconsapevolmente, senza coscienza, senza aver mai desideratocercato né incontrato un Maestro o in presenza di ritardi da recuperare: ed allora si cammina con gli occhi chiusi trascinati dalla corrente, dalla legge del destino, attraverso la sofferenza;
  • sia infine, ma ciò è raro, che si conosca la legge, la verità, e vi si rivolti contro: questo è il peccato contro lo Spirito, che produce i maghi neri, i settari ed i falsi profeti.

Dalla porta inferiore, sempre socchiusa, vengono le forze materiali, gli istinti, tutte le voci della Natura. Da qui arriva la forza vitale, e tutte le attività in noi cesserebbero se questa corrente ascendente si fermasse.  Ma l’uomo è sempre spinto ad aprire questa porta più del necessario. Allora le forze elementari arrivano in eccesso, sommergendo l’uomo, la sua ragione, il suo desiderio di luce. Egli viene invaso dallo spirito di dominazione, non è più padrone di se stesso, ma uno schiavo. E, da questo impulso continuo (analogo a quello che spinge l’uomo verso la luce, verso l’Unità), tutte queste forze tendono incessantemente ad invadere il suo cuore: esse sono attratte dalla luce, perché è questa l’unica strada che hanno per raggiungere la luce e conquistare l’immortalità.

Per questo occorre vegliare e pregare, discernere gli spiriti, non lasciarsene sommergere. Dunque il programma dell’uomo teso verso l’ascesi si risolve in tre azioni: la prima in orizzontale, è la ricerca della comunione con i propri fratelli spirituali; la seconda in altezza, è il desiderio, lo sforzo, l’irto cammino da seguire; la terza in basso, è l’armonizzazione, la pacificazione delle forze istintive che ribollono in lui, non per distruggerle, ma per illuminarle.

Perseo e la tunica di fuoco

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Abbiamo visto come Perseo rappresenti l’esemplificazione del giovane cavaliere, o del santo guerriero, coperto da una corazza invulnerabile ed armato con una spada incantata, le cui prodezze sono descritte in diverse leggende.

Perseo libera Andromeda

Perseo libera Andromeda

Ora, non deve apparire strano l’accostamento di tale Eroe con l’Eremita, il personaggio raffigurato nella nona lama del Tarocco. Questi rappresenta un saggio solitario, avvolto da un ampio mantello di lana, che illumina la strada con una lampada e scosta col bastone un serpente dal suo cammino. Sebbene l’Eremita abbia un’aspetto dimesso e tutt’altro che eroico, entrambi i simboli hanno un analogo significato: designano l’uomo il cui principio spirituale è protetto dalle influenze deformanti e corruttrici della terra ed è chiamato a giocare nel mondo il ruolo provvidenziale di colui che raddrizza i torti o porta la luce.  

 

 

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L'Eremita

 

Così, la tradizione insegna all’uomo che la sua interiorità, per quanto imperfetta ed incompleta essa sia, costituisce il tesoro che deve guardare con più cura ed abbellire in ogni istante della sua vita per spargerne un giorno lo splendore sul mondo. Perché la parte più elevata dell’anima umana è la scintilla insufflata da Dio nella materia: ciò che viene aggiunto dall’educazione e dall’ambiente è solo un vestito. Dunque che corazzi il suo cuore di diamante per proteggere la sua fede ed il suo amore contro il veleno del dubbio; che vegli per non lasciar confondere la fiamma della sua lampada coi chiarori dei fuochi fatui! L’opera che il Creatore si aspetta da ognuno di noi è di essere , di divenire , spogliandosi, purificando e sublimando la propria scintilla spirituale, fino ad unirsi a Lui che è il principio e la fine di sé. Read more…

Percy Jackson e i voli pindarici

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Recentemente ho visto il film Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. Remake in chiave moderna del mito di Perseo, dove l’Eroe, armato dagli dei e con la loro benevolenza, riesce a sconfiggere un mostro, nel caso specifico la temibile Medusa.
Percy Jackson, oltre alle armi magiche, ha a disposizione un paio di scarpe alate, consegnategli dal figlio di Hermes; così come Perseo aveva un paio di calzari alati consegnatigli da Hermes stesso.

Ebbene ricordo che da ragazzino leggevo i fumetti della Marvel, e vi era un personaggio chiamato Principe Namor, il Submariner, nemico o amico dei Fantastici Quattro a seconda dell’occasione.
Egli era in grado di volare grazie ad un paio di alucce ai piedi. Mi domandavo spesso perché mai le ali dovessero essere posizionate proprio ai piedi e perché non alle tempie, sulle spalle o anche sulle braccia. Mi sembrava una posizione illogica o quantomeno poco appropriata.

Principe Namor

Principe Namor

Successivamente, quando incontrai i personaggi mitologici e vidi le rappresentazioni di Mercurio, capii l’origine di tale scelta, ma restava ancora la domanda.

Hermes

Ebbene, come si saprà, ad ogni parte del corpo è associato un segno zodiacale ed, in particolare, ai piedi è associato il segno dei Pesci.

Ora, il Pesce per antonomasia è il Cristo, Ichtys, capace di muoversi rapidamente nel mare astrale, risalendo in superficie e scendendo nei suoi abissi.

Oltre a ciò si noti che i piedi sono gli organi destinati alla deambulazione ed, essendo la parte del corpo umano che è a contatto con il terreno, essi rappresentano la connessione principale tra l’Uomo e la Terra.

Se si riesce a rendere i piedi più “leggeri” aggiungendovi un paio di ali, a maggior ragione si riuscirà a rendere tutto il corpo “leggero”.
Si comprenderà così quanto il Cristo afferma prima dell’ultima cena a proposito della lavanda dei piedi:  “Chi è mondo, ha bisogno solo di lavarsi i piedi per essere interamente puro” (Giov. 13:10).

Andiamo oltre e notiamo che, nella figura del cerchio zodiacale, i Pesci sono in opposizione alla Vergine, collegati tra loro da una linea immaginaria. Nel segno della Vergine il pianeta dominante è, guarda caso, Mercurio, il giovinetto alato. Viceversa il pianeta dominante nei Pesci è Giove, l’onnipotente padre degli Dei capace di comandare la folgore.

Zodiaco

Abbiamo così la Vergine ed il fanciullo da un lato dello zodiaco, e dall’altro il Pesce, l’Adepto nel pieno dei suoi poteri spirituali, in grado di dominare la corrente astrale e di viaggiare nei mondi sottili.

Sempre dalla rappresentazione si vede che la Vergine è rappresentata con una spiga di grano in mano. Con il grano si fa il pane. Non a caso il Cristo nei vangeli indica spesso se stesso come pane di vita. Dunque la Vergine con la spiga (ovvero il pane) è un traslato dell’immagine della Vergine con il fanciullo, ovvero di Maria con Gesù ma anche di Iside con Horus.
Al simbolismo Gesù-Pesce, si associa quello di Horus-Falco.

Forti di questa associazione, rivediamo ora il passo del vangelo in cui Cristo cammina sulle acque: gli apostoli si spaventano vedendolo camminare sul mare in mezzo alla tempesta e lui li rassicura: “Quindi salì con essi sulla barca e il vento cessò, mentre essi internamente erano pieni di stupore. Infatti non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore insensibile” (Marco, 6:51,52)

Il fatto dei pani qui citato è il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, avvenuto poco prima nella narrazione. Si badi bene che in questa brevissima frase l’evangelista mette espressamente in relazione il miracolo della divisione con la capacità di camminare sulle acque, ovvero di muoversi nel mare astrale, ovvero di viaggiare nei mondi sottili. Infatti è ora chiaro che i pani ed i pesci di cui si tratta non sono da intendere in senso letterale e si intuisce anche facilmente chi sia la moltitudine di persone da sfamare.

Per comprendere il fatto dei pani serve un cuore sensibile, per capirne il significato, rimando al post Fuoco d’Amore.

 

Sistema nervoso simpatico

Sistema nervoso simpatico

Chiudo questo articolo con un ultimo volo pindarico: il sistema nervoso simpatico dell’uomo è composto da vari nervi e gangli uniti tra loro da una serie di filamenti nervosi chiamati plessi. Il plesso solare è uno di questi ed è quello in cui esistono 7 gangli, di cui due detti “semilunari”, che hanno proprio la forma di pesci, e 5 gangli ordinari (i 5 pani). Ciò vorrà forse dire che il plesso solare è quello connesso al miracolo dei pani e dei pesci, ovvero alla capacità di muoversi nei piani sottili?

Sull’equilibrio

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Una legge fondamentale domina e regge l’universo: la legge di equilibrio.

La creazione ha realizzato la frammentazione dell’ Uno nel Multiplo, il passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo, la concatenazione della libertà in seno alla necessità. Ma il multiplo si annienterebbe in un’infinita divisione se i suoi atomi non si opponessero uni agli altri per raggrupparsi in un tutto sintetico; l’eterogeneo rimarrebbe un caos se lo spirito di vita non l’organizzasse; la necessità si realizzerebbe come azione disordinata e diabolica se le leggi naturali non la rivestissero della loro regolare magnificenza. Senza equilibrio, non potrebbe esistere né vita, né progresso, né armonia.

Il potere ordinatore del Mondo è l’alito dello spirito sulle grandi acque. Separando le acque superiori dalle inferiori, fa opporre forze alle forze e, in seno all’eterno movimento, nascono dei Punti fissi d’equilibrio, che diventano i focolai del turbine vitale, i centri di organizzazione della sostanza. La materia si modella in forme regolari sulle risultanti fisse delle energie in conflitto. Tramite il gioco d’attrazione e repulsione, gli atomi si raggruppano secondo proporzioni definite per formare gli esseri e i mondi. La Creazione risale in un’amorosa assunzione verso l’Unità, sua origine, – verso l’Increato, sua fine – verso il Principio equilibrante, sua ragione d’essere. Ogni vita è un equilibrio creatore, ogni morte o scomparsa di una forma è una rottura dell’equilibrio.

Chiuso nell’universo all’interno del quale agisce come un fermento, libero grazie alla sua origine spirituale, limitato dal suo inviluppo materiale, l’uomo ha ricevuto il potere di modificare l’equilibrio del mondo anche se la sua carne e la sua anima devono subirne tuttavia la legge. Questa è la contraddizione della sua doppia natura di re e di schiavo, di creatore e di creatura, di essere spirituale ed animale. Deve armonizzare tutti i poteri cosmici in sé prima di ritrovare il posto centrale che gli è assegnato nell’armonia del Cosmo. Deve realizzare, con lo sforzo e con la sofferenza, l’equilibrio in tutte le parti del suo essere prima di comandare alla Natura con un verbo sovrano. Read more…

La Cabala fonetica

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Glosse

L’analogia è il metodo di ragionamento più semplice e naturale, specialmente per i bambini. Uno degli strumenti più belli in termini poetici ed estetici è la parabola, anch’essa strumento analogico insostituibile che permette di raggiungere livelli di profondità insospettabili.

E se si parla di analogia non può non citarsi la Cabala, laddove si guardi alla sonorità delle parole e alla fonetica dei testi.

Il procedimento fonetico fa parte di un modo di esprimersi chiamato “Cabala” dagli alchimisti. Non bisogna confonderla con la Qabbalah ebraica. L’etimologia dei due termini è differente. Cabala viene da caballus, cavallo, mentre Qabbalah significa “tradizione”. Read more…

L’analogia

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Quando si parla di analogia non bisogna pensare ad una semplice somiglianza né ad un concetto di valore trascurabile.

Il termine greco analogia (analogos) è tradotto in latino con proportio, proporzione, rapporto. Logos significa rapporto e deriva da Legein, raccogliere, enumerare. Dunque il significato reale del termine indica un rapporto tra quantità e ciò fissa chiaramente un sostrato al significato stesso. Read more…