Conferenza: Ermetismo, Scienza dell’Anima

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Col patrocinio della
Società Italiana Di Studi Ermetici

IL CIRCOLO ERMETICO NESMENAU

Presenta la conferenza:

ERMETISMO


SCIENZA DELL’ANIMA

 

condotto da: Giovanni D’Amico

Giovedì 28 febbraio ore 21:00

Presso Associazione Culturale “La Farfalla”

Viale S. Concordio n. 810 – Lucca

Info 0583.583252 338.2596413

INGRESSO LIBERO

La Volontà – seconda parte

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Fuochi ermetici

Ercole e l'Idra - Antonio del Pollaiolo

Che cos’è la volontà? Essa è la più grande forza esistente nell’uomo ed anche la forza fondamentale  della Natura,  origine e sorgente di tutte le altre forze che non ne sono che aspetti o riflessi particolari; il paragonare la forza di volontà alle forze della natura, che secondo i concetti ordinari sono considerate prive di intelligenza, potrà sembrare poco appropriato, ma chi vorrà riflettervi su vedrà invece che esse hanno un’unica origine, perché tutte derivanti dall’Uno.

La volontà è primitivamente e fondamentalmente una manifestazione di Dio e le sue origini si perdono con l’origine di Dio. Essa è un aspetto dell’Essere, una proprietà a Lui inerente e non può avere altra origine: non è l’azione, ma è la causa dell’azione e ad essa pre-esiste.  Non è neppure il pensiero, ma è da questo indipendente: per quanto si esprima col pensiero, la sua vera essenza è di natura superiore; manifestandosi direttamente dallo Spirito essa è originariamente di natura puramente spirituale.

Il suo carattere appare essenzialmente attivo e positivo, partecipando della polarità, attiva o positiva della personalità umana – emanazione dello Spirito; la volontà, per se stessa, non è capriccio, non è né l’emozione né il desiderio: la pura volontà, emanando dalla parte più elevata dell’Essere, non può avere alcuna imperfezione o difetto, come non può avere alcuna limitazione.

I difetti e le limitazioni che si attribuiscono alla volontà non sono ad essa inerenti, come non sono inerenti a Dio di cui è proprietà inseparabile, ma dipendono esclusivamente dalle imperfezioni della mente o del corpo che costituiscono sempre un ostacolo – maggiore o minore a seconda dello sviluppo – alla sua perfetta e libera manifestazione. Ma la Volontà è sempre, di sua natura, perfetta e le imperfezioni risiedono solo nei mezzi in cui si manifesta.

In questo senso è assurdo parlare di sviluppo della Volontà poiché, essendo perfetta, non è suscettibile né di aumento né di diminuzione.  Per educazione e sviluppo della volontà bisogna invece intendere la cultura e lo sviluppo dei mezzi attraverso cui essa si manifesta e cioè il pensiero, l’emozione e l’azione, liberandola dagli automatismi che sono propri alla sostanza di questi mezzi. La passività e l’inerzia sono il carattere di queste resistenze, la cui natura è essenzialmente negativa, e perciò opposta, in polarità, alla volontà.

Inerzia ed automatismo – due aspetti di una stessa cosa – sono proprietà inseparabili della materia in tutte le sue forme, e quindi anche dei mezzi attraverso cui si manifesta la Volontà che, come lo Spirito, è invece caratterizzata dalla proprietà dell’attività. L’abitudine, gli appetiti, gli istinti e le passioni sono altrettante forme di automatismi che hanno ragione di esistenza nell’inerzia della materia e che dipendono perciò dalla parte passiva ed istintiva del nostro essere. E’ corretto usare l’appellativo di riflessi, perché in certo modo riflettono, ripetono e tendono a perpetuare ciò che la prima o le prime volte venne fatto dalla volontà cosciente, ma senza che poi la coscienza vi abbia più alcuna parte attiva. Sono il nostro passato, la nostra eredità umana che tende a perpetuarsi, approfittandosi del sopore o della debolezza della nostra coscienza che non ha ancora imparato ad esercitare il suo controllo su questi automatismi ed a dominarli colla volontà anziché esserne dominata.

Questi automatismi dominano senza contrasto nella vita vegetale  e nella vita animale; ad essi  sono dovuti sia la crescita, lo sviluppo e la riproduzione degli organismi, sia tutti gli istinti della vita animale,  dai più semplici come quelli che si riferiscono alla nutrizione, ai più complessi come le migrazioni degli uccelli, le costruzioni dei castori, l’opera intelligente delle api e delle formiche, ecc. Senza di essi la vita vegetale, animale e neppure l’umana sarebbero possibili; anche nella vita umana hanno una parte molto importante ed utile e quasi esclusiva nell’uomo dall’intelletto poco sviluppato: da essi dipendono la vita organica o vegetativa e tutti gli istinti in comune con gli animali e per di più le abitudini, che tanta parte hanno nella vita umana e, grazie alle quali, l’uomo fa le cose quasi senza accorgersene. Un esempio molto chiaro dell’aiuto che reca all’uomo l’abitudine nella sua vita quotidiana è visibile nella differenza fra l’imparare a fare una cosa od il farla per la prima volta, ed il farla dopo averla imparata.

E’ anche vero che l’abitudine è molto utile se non usurpa il posto della volontà cosciente, quando cioè è controllata e diretta dalla ragione e dalle qualità umane superiori e non si sostituisce ad esse né si pone con esse in contrasto:  è un’ottima serva, ma una pessima padrona.

Da quanto detto si evince immediatamente come fare per sviluppare la volontà: vincere le abitudini e l’inerzia della materia. In altri termini sopprimere le abitudini inutili che ci rendono schiavi (come ad esempio il fumo e gli alcolici fuori dai pasti) ed ingaggiare una lotta contro se stessi per riuscire a far sì che il proprio corpo diventi un docile strumento. La Grande Opera Spirituale comprende il dominio della Volontà sul corpo, in particolare di quelle parti che animano il sistema nervoso cosciente. Occorre controllare, poco a poco, ogni gesto, le parole, lo sguardo; occorre resistere alla fame, alla sete, alla stanchezza, al sonno, quando ciò è fattibile. Ma senza imporci delle punizioni arbitrarie ed inutili, perché quando siamo privati del sonno e del cibo, poi lavoriamo male ed il nostro umore ne risente: siamo ancora troppo legati alla materia. Solo i veri Iniziati, in cui lo Spirito ricopre il ruolo dominante, possono digiunare, vegliare, sopportare la fatica ed il dolore senza che il loro morale ne risenta e senza che ciò traspaia all’esterno.

La vitalità fisica è molto sensibile alle disposizioni di carattere. Il cattivo umore, l’ansia, il pessimismo l’indeboliscono; il buon umore, l’entusiasmo, l’ottimismo la rafforzano. Occorre mantenersi gioiosi, e dato che le opportunità per essere felici non sono sempre frequenti, occorre un  allenamento sistematico ad un atteggiamento felice. Il vero uomo di desiderio non è un individuo depresso, scontroso e perso in cupe meditazioni. Sa sorridere, può essere gaio e sa che tutte le forze hanno bisogno di riposo, in quanto durante il riposo la volontà, così come i muscoli, si rinnova e si rinforza. Una ricreazione può diventare una ri-creazione.

Tale lotta, vero combattimento spirituale, va estesa sul piano emotivo e su quello del pensiero con le medesime modalità. Emozione e pensiero devono anch’essi divenire alfine docili servitori della volontà.


Vedi anche   La Volontà – prima parte

Conversazione alchemica

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Fasi dell'Opera

“… La spada di un cavaliere era realizzata con un acciaio molto speciale, di cui solo qualche forgiatore conosce il segreto. Non importa chi sia il mastro-ferraio che realizza la spada dei maestri! Perché essa è concepita, essa prende vita già dalla preparazione della materia prima.

[…] Sono quei piccoli uccelli a rigenerare il meraviglioso acciaio alchemico. I fabbri che erano scelti per questo lavoro e che conoscevano gli alchimisti più famosi al punto da essere considerati essi stessi alchimisti,  catturavano dozzine di uccelli solo per qualche settimana per poi rilasciarli alla natura, non appena in possesso dei loro escrementi.

Prendevano un ferro battuto nel modo in cui ho già spiegato e, una volta tagliato in pezzettini piccolissimi, mischiavano questa polvere di ferro al mangime degli uccelli. Gli escrementi raccolti erano fusi con tutto l‘apporto del fuoco segreto: una quantità di scorie si separava dall’acciaio sottilissimo e l’operazione veniva ripetuta almeno una volta. Poi l’acciaio veniva ridotto in lamelle finissime e assemblato in seguito sull’incudine del fabbro con l’aiuto della polvere di vetro di cui ti ho già parlato.

… Quest’acciaio ha una sonorità particolare, che spaventa i nemici in combattimento. Inoltre ha la proprietà di  vibrare secondo  una frequenza che evita gli infrasuoni, il che rende l’uso della spada particolarmente facile. Sembra leggerissima quando si incrocia con un’avversaria. Va sottolineato anche che la spada era forgiata a misura del cavaliere, che gli imprimeva delle proprietà inesistenti per gli altri cavalieri o per gli altri uomini. Nelle mani degli indegni, non valeva più di una pesante sciabola, poco maneggevole ed inadatta alla sua forza d’attacco.

Infatti i forgiatori erano a contatto con i cavalieri per lungo tempo prima di forgiargli la spada, misurando la  forza  dei loro colpi, al fine di assemblare sull’incudine la giusta quantità di lamelle, etc. La spada concepita in tal modo era unica e, nelle mani del suo proprietario, era più temibile di un cannone.”

Ө Ө Ө

 “… se ti ho parlato della spada, è per dirti che tutti i metalli guadagnano qualità durante la fermentazione. Esistono moltissimi metodi di fermentare i metalli, e non occorre ricordare che l’arcano ermetico della fermentazione non riguarda solo il regno minerale, ma anche quello vegetale e quello animale: il modus operandi resta lo stesso nel suo principio, che è l’azione di un fermento.

Quest’azione va intesa a più livelli su tutte le materie lavorate che il lievito va a toccare. Nei modi più bassi e comuni, si tratta solo di ridurre le parti volatili e spirituali dei corpi in fissità moltiplicativa. Nei modi più sottili, che sono i modus operandi della terza opera (qualunque sia la via scelta), “fermento” vuol dire la parte maschile e fissa della Pietra.

… I novizi confondono spesso fermentazione e digestione. La digestione è molto differente, perché non genera  alcun fermento e non usa che un regime esterno. La fermentazione, al contrario, è una generazione che utilizza il suo fuoco interno, le sue virtù, per mezzo del fuoco nascosto che è contenuto nei corpi.

Occorre esercitarsi a saper fermentare. Ciò è importantissimo e permette di comprendere molte cose. All’inizio, occorre fermentare il regno vegetale, anche se si è scelta un’altra via come compagna di questa vita. Solo in seguito occorrerà attardarsi al livello della fermentazione dei piccoli particolari: solo così non si rischia di rovinare la Grande Opera.

La maggior parte dei novizi di Ermete saltano volontariamente queste tappe graduali dell’Opera: essi attaccano, si può dire, direttamente la cosa più difficile al mondo: la Pietra Filosofale. Se potessero, come per magia, vedere ciò che fanno veramente, ovunque essi fossero si getterebbero  in ginocchio ad implorare perdono alla Vergine.

Occorre iniziare piano, come in tutte le cose, poi lavorare con tanta pazienza come una formica, tutti i giorni, con grande perseveranza ed umiltà. E, come regola generale, non passare mai alla tappa successiva senza aver prima terminato con successo quella in corso.  La fretta è la personificazione del Diavolo.”

Conferenza: Ermetismo e Alchimia

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia

Il guizzo di Ermes tra Cielo e Terra

 

Mercurio

Condotto da:  Giovanni D’Amico  e Caterina Mucci

 

Con il patrocinio della

Società Italiana Di Studi Ermetici

 

Mercoledì 30 novembre ore 21:00

 

 presso Ass. NUHA CULTURA E BENESSERE

Via Sarzanese n 1096 Lucca

Info 3493996509

 

L’Ermetismo è una scienza e una filosofia di vita. Un insieme di dottrine antiche e sapienziali fondate su una Tradizione che è vivente perché costituita da una ininterrotta catena di anime che giunge a parlarci direttamente con un linguaggio adeguato ai nostri giorni. Uno degli obiettivi iniziali di un Ermetista è sperimentare in piena coscienza che la spiritualità dell’uomo è parte integrante della sua vita; che non esistono piani invisibili – separati dalla materia con altrettante invisibili barriere – ma solo manifestazioni diverse dell’Unità-Uomo: il suo ‘Microcosmo’. Si tracceranno delle linee guida in un excursus volto a fissarne i principali concetti per chiunque, affascinato dalle tematiche dell’Anima, intende approfondirne i codici e i messaggi, lasciandosi guidare dalle ali di Ermes …

 

Ingresso libero

Le due porte

Posted by Nebheptra     Category: Glosse, Opera al Bianco

Ognuno nel suo cuore ha due porte, che possono essere aperte o chiuse: una superiore, rivolta verso il mondo dello Spirito, che lascia penetrare la rugiada del Cielo, la voce del Maestro, l’ispirazione degli Esseri Invisibili, delle Entità a noi superiori; l’altra inferiore, che ci apporta la vita materiale e comunica con tutte le forze, tutti gli esseri che si trovano in basso, utili, ma potenzialmente pericolosi.

Dalla porta superiore viene il desiderio d’Infinito, di Unità, viene l’orientamento dell’uomo verso l’alto, verso il Vero, il Reale, l’Uno. Ciò spinge a trasmutare il proprio corpo, il proprio cuore, la famiglia, il proprio campo, quello del vicino, la terra stessa.  Tale lavoro si può estendere in senso orizzontale, così da entrare in contatto con gli esseri dello stesso livello spirituale.  O può progredire in altezza:

  • sia consapevolmente, in piena coscienza di ciò che è l’uomo, la vita, la legge universale;
  • sia inconsapevolmente, senza coscienza, senza aver mai desideratocercato né incontrato un Maestro o in presenza di ritardi da recuperare: ed allora si cammina con gli occhi chiusi trascinati dalla corrente, dalla legge del destino, attraverso la sofferenza;
  • sia infine, ma ciò è raro, che si conosca la legge, la verità, e vi si rivolti contro: questo è il peccato contro lo Spirito, che produce i maghi neri, i settari ed i falsi profeti.

Dalla porta inferiore, sempre socchiusa, vengono le forze materiali, gli istinti, tutte le voci della Natura. Da qui arriva la forza vitale, e tutte le attività in noi cesserebbero se questa corrente ascendente si fermasse.  Ma l’uomo è sempre spinto ad aprire questa porta più del necessario. Allora le forze elementari arrivano in eccesso, sommergendo l’uomo, la sua ragione, il suo desiderio di luce. Egli viene invaso dallo spirito di dominazione, non è più padrone di se stesso, ma uno schiavo. E, da questo impulso continuo (analogo a quello che spinge l’uomo verso la luce, verso l’Unità), tutte queste forze tendono incessantemente ad invadere il suo cuore: esse sono attratte dalla luce, perché è questa l’unica strada che hanno per raggiungere la luce e conquistare l’immortalità.

Per questo occorre vegliare e pregare, discernere gli spiriti, non lasciarsene sommergere. Dunque il programma dell’uomo teso verso l’ascesi si risolve in tre azioni: la prima in orizzontale, è la ricerca della comunione con i propri fratelli spirituali; la seconda in altezza, è il desiderio, lo sforzo, l’irto cammino da seguire; la terza in basso, è l’armonizzazione, la pacificazione delle forze istintive che ribollono in lui, non per distruggerle, ma per illuminarle.

Preghiera alchemica di Nicolas Flamel

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Inni e Preghiere

Onnipotente, eterno Dio, Padre della luce celeste, sorgente d’ogni bene e d’ogni perfezione.

Supplico la tua infinita misericordia, affinché mi consenta di conoscere perfettamente la tua eterna Saggezza di cui è circondato il tuo trono, e con la quale tutte le cose sono state create e fatte, e sono ancor ora governate e conservate.

Scenda essa dal tuo santo cielo e dal trono della tua gloria, affinché sia una con me e lavori insieme a me, poiché è maestra di tutte le arti celesti ed occulte, e sa e comprende tutte le cose.

Fa’ che lentamente essa mi accompagni in tutte le mie opere, affinché col suo spirito possa conseguire la vera intelligenza e l’infallibile pratica di questa Arte nobilissima, cioè la miracolosa pietra dei saggi, che hai occultato al mondo e che riveli soltanto ai tuoi eletti.

Che io possa apprendere, con certezza e senza alcun errore, l’Opera suprema che qui dovrò portare a compimento.

Innanzitutto mi sia dato di intraprenderla correttamente e bene; poi che io possa avanzare costantemente nel mio lavoro; e infine mi sia permesso di portarla felicemente a compimento e di goderne in letizia per sempre, grazie a questa pietra celeste, angolare e miracolosa, fondata dall’eternità.

Per Gesù Cristo che con te, Dio Padre, insieme con lo Spirito Santo, vero Dio, regna e governa in una indissolubile, divina essenza; Dio uno e trino, sommamente lodato nei secoli dei secoli.
Amen

Nicolas Flamel

Opera al Nero

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Opera al Nero
Opera al Nero

Opera al Nero

Il processo purificativo e separativo indotto dalla ripetizione reiterata dei riti ermetici porta il discepolo, l’uomo di desiderio, alla dis-identificazione da tutto ciò che attira l’uomo comune, l’uomo del torrente. Ben presto la politica, lo sport-spettacolo, i possessi materiali, auto, casa, etc. diventano di scarso o nullo interesse; mentre si è sempre più attratti dal contatto con la natura: una passeggiata in montagna o nei boschi, una uscita in bicicletta in collina, una corsa in un viale alberato diventano molto più affascinanti di un concerto, una partita alla tv o una pizza con gli amici.

Il silenzio e la solitudine diventano i compagni più cari e cercati. Nel silenzio e nella solitudine si osservano i difetti e vi si pone il freno; nel silenzio e nella solitudine le passioni si calmano e neutralizzano; nel silenzio si osservano gli altri e si smette di giudicare. Non c’è più il desiderio di far prevalere le proprie idee, la propria egoità; finisce l’attaccamento e tutto viene accettato e scusato come farebbe un padre con i propri figli.

Si comprende il motivo di essere del dolore, la morte viene vista come una rinascita. I sensi hanno smesso di prevalere e le nostre azioni, le nostre emozioni, sono sempre più guidate dalla nostra interiorità piuttosto che dagli eventi esterni.

Poi si comincia a notare che il tempo passa lento, lentissimo e non si percepiscono più cambiamenti. Cambiamenti e piccoli segnali, che nei primi anni avevano invece fatto capolino ad intervalli più o meno regolari e avevano rafforzato sempre più la volontà di proseguire lungo il Cammino – quel Cammino che col tempo si era imparato ad amare.

L’invisibile, che al principio ci visitava più o meno sovente, sembra essersi allontanato del tutto lasciando il posto alla medesima notte in cui si agita l’uomo del torrente.
Così il tempo continua a scorrere, gli anni passano e non sappiamo più dove siamo giunti e se stiamo facendo progressi.

Ed è allora che si comincia a dubitare: non sappiamo più cosa abbia davvero senso, i riti sembra che non funzionino più e si comincia a pensare di aver seguito una strada sbagliata, di aver sprecato tutta la vita alla ricerca di una chimera. Si cade nella disperazione più totale: una vita spesa per un pugno di mosche, dove si è trovato solo dolore e solitudine. E’ la notte oscura dell’anima dove tutto sembra finire: finito l’entusiasmo, ormai spento il fuoco sacro che ci sosteneva. Ci si sente stanchi e svuotati di fede, di energia, di volontà e non si anela che alla morte come liberazione finale dalle nostre pene.

E’ il momento dell’abbandono. Non bisogna scoraggiarsi: è il momento in cui il seme si è corrotto e putrefatto nella tenebra umida e fredda della terra coperta di neve ed il germe di luce ha iniziato a nutrirsi silenziosamente. Tutto è salvato, e presto si vedrà sorgere la stella del mattino a diradare le nubi oscure che pesano sul cuore. Dove i fortunati sentiranno parlare la voce dell’Ermete.

Crederai di sognare: “E’ il Diavolo, ti verrà di pensare, tu sei Satana o la più leggiadra delle sue creature! Cosa vuoi da me? Sono stato un solerte ricercatore dell’oro alchemico, ma ho trovato soltanto solitudine e disperazione!”
Allora l’antico Figlio di Dio si manifesterà e l’abisso scardinerà i suoi recinti. Sentendoti perso, griderai: Io sono te!…
Ed avverrà veramente: sarai trasmutato! Poi tutto si placherà e tornerai un uomo comune.
Ma non sarà che apparenza! Il grande mentitore sarà sconfitto, l’Angelo detterà i suoi patti e le condizioni di resa saranno accettate senza pietà! Il discepolo sarà trasformato in Maestro, costruito per se stesso e per diventare ancora in vita il pegno di un Amore superiore.
L’Angelo avrà la sua ascesi e l’uomo vibrerà nell’Anima antica, la Maria. Sarà solo l’inizio, non la fine!…
(Mario Krejis, Dialoghi, pag. 121)

La Cabala fonetica

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Glosse

L’analogia è il metodo di ragionamento più semplice e naturale, specialmente per i bambini. Uno degli strumenti più belli in termini poetici ed estetici è la parabola, anch’essa strumento analogico insostituibile che permette di raggiungere livelli di profondità insospettabili.

E se si parla di analogia non può non citarsi la Cabala, laddove si guardi alla sonorità delle parole e alla fonetica dei testi.

Il procedimento fonetico fa parte di un modo di esprimersi chiamato “Cabala” dagli alchimisti. Non bisogna confonderla con la Qabbalah ebraica. L’etimologia dei due termini è differente. Cabala viene da caballus, cavallo, mentre Qabbalah significa “tradizione”. Read more…

L’Elisir di lunga vita

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Elementi, Glosse

Nei trattati alchemici si legge spesso che la Pietra Filosofale può essere utilizzata per preservare la gioventù e per scacciare le malattie. Solo alcuni fanno riferimento al ringiovanimento, ma si noti come mai ciò è riferito all’alchimista stesso, bensì viene data come possibilità insita alle capacità della Pietra stessa.

Vorrei porre l’accento sulla differenza tra “preservare la gioventù” e “ringiovanire”, poichè le due cose non sono affatto uguali.

A proposito del secondo verbo infatti, a parte delle considerazioni di carattere pratico, come potrebbero essere quelle di non dare troppo nell’occhio, cosa che chiaramente lascia il tempo che trova laddove l’utilizzo (sia nel senso di ringiovanire che di preservare la propria gioventù) va a protrarsi per decine e decine di anni, ve ne è una ben più sostanziale, che l’alchimista accorto troverà scritto in piccolo alla voce controindicazioni nel foglietto di istruzioni.

Un elisir alchemico non è altro che un accumulatore di energia che serve a restaurare un equilibrio dei diversi Elementi nell’uomo, così da permettergli di beneficiare delle loro diverse qualità. Nel caso specifico della Pietra Filosofale, è l’Elemento Fuoco che contribuisce al ringiovanimento del corpo. Ma quando si parla di corpo non è possibile intendere solo il corpo fisico, bensì sempre e comunque l’uomo nella sua totalità.

Un elisir che ha il potere di ringiovanire non agisce solo sul corpo fisico, ma anche sugli altri corpi dell’uomo, anzi l’azione è anzitutto portata sul piano sottile e poi diventa manifesta sul piano materiale. In altri termini, non ringiovanisce solo il corpo fisico, ma anche quello astrale e quello mentale. E, così facendo, le esperienze di vita e le conoscenze, la saggezza e le lezioni acquisite col lavoro alchemico durante gli anni trascorsi vanno perdute anch’esse. Questa perdita è proporzionale al grado di ringiovanimento ottenuto.

Un Alchimista, se è veramente tale, non accetterebbe mai di tornare indietro.

La Volontà

Posted by Nebheptra     Category: Fuochi ermetici

L’esplicazione della volontà, intesa come fuoco ermetico, è una forza trasmutativa inferiore in potenza a quella dell’Amore, o quantomeno secondaria in quanto, non si finirà mai di dirlo, mentre l’Amore ha un potere purificatorio assoluto su tutti i veicoli del corpo umano, ciò non è affatto vero per la Volontà.
 
In altri termini, La Volontà è il fuoco capace di cuocere e sciogliere le incrostazioni della sfera mentale e la sua azione è circoscritta a tale sfera. L’Amore invece, a partire dalla sfera emotiva, influisce e trasforma anche quella mentale e quella istintiva; ed è solo grazie all’Amore che si svilupperà l’Ermete nella sua manifestazione più sublime e loquace. Dunque l’ermetista cercherà sempre di sviluppare la sua Intelligenza Emotiva prima di ogni altra cosa.

Tuttavia la forza della volontà non va trascurata perché, unita all’immaginazione, è il mezzo utilizzato per operare magicamente.

Ma cos’è questa volontà, ovvero come si esplica? E’ possibile modificare la realtà con la forza di volontà?

Un esempio sorprendente che illustra l’influenza diretta della forza di volontà concentrata sulla materia è quello dell’ago che gira in un bicchiere d’acqua. Madame Blavatsky se ne serviva per insegnare a sviluppare la forza di volontà alla sua discepola, Annie Besant. Vediamo in cosa consiste.

Si mette in un bicchiere d’acqua un ago e, per evitare che affondi, si deve coprire di un sottile strato di grasso, ungendosi le dita di olio o burro e facendole scorrere sull’ago. Poi si deve posare delicatamente sulla superficie dell’acqua in modo che galleggi senza toccare i bordi.
A questo punto bisogna sedersi davanti al bicchiere con il mento appoggiato ai palmi delle mani ed i gomiti puntellati sul tavolo. Infine quando l’ago è perfettamente fermo, bisogna cominciare a guardarlo fissandolo intensamente, senza sbattere le palpebre,  come se uscissero dei raggi immaginari dagli occhi e desiderando che giri secondo la propria volontà.
Se la concentrazione è sufficientemente forte, l’ago ruoterà.

Dunque la prima constatazione a cui si perviene è che la volontà si esplica con la concentrazione.

Ma la capacità di concentrazione dipende dalla mente. Se per un attimo si chiudono gli occhi e si comincia a “guardarsi dentro” si percepirà la propria mente come un flusso inarrestabile di pensieri, immagini e verbalizzazioni. Quand’anche si cercasse di bloccare questo flusso, si scoprirà che quest’operazione è difficilissima, quasi impossibile, a meno di non avere una mente perfettamente allenata e docilmente piegata alla propria volontà.

La seconda constatazione che se ne deduce è che sembra che i pensieri vivano di vita propria, ovvero non siano prodotti dalla mente bensì che la pervadano e la dominino a proprio piacimento.  Su questo tema Sri Ramana è provocatoriamente esplicito: “La mente è soltanto un fascio di pensieri: arrestate il pensiero e poi ditemi cos’è la mente”.  Questa è un’equazione filosofica completa, in quanto racchiude in se stessa anche la soluzione.

Il corollario della precedente constatazione è che l’uomo non è assolutamente padrone della propria mente.

In pratica si riscontra che la mente è ostile ad ogni sforzo che si compie per domarla; questo avviene perché ha una sua forma di coscienza che non coincide con quella dell’uomo. Molto spesso gli interessi dell’uomo e quelli della sua mente sono contrastanti. La riprova immediata la si nota tutti i giorni, in quanto spesso, quando si ha bisogno di usare il cervello/mente, esso si rifiuta di collaborare trovando mille pretesti quali la stanchezza, la mancanza di tempo, l’ansia, un problema particolarmente importante, ecc. ecc.

Insomma i pensieri e le emozioni si affacciano alternativamente all’attenzione cercando di far passare in second’ordine il desiderata dell’uomo.
In altri termini è come se nella nostra testa non esistesse una sola entità, ma molte e differenti, le quali tutte insieme cercano di convivere trovando volta per volta un compromesso tra il desiderio dell’una ed il desiderio dell’altra.

Un coacervo di Io, ognuno con un proprio obiettivo. Un coacervo di pensieri, emozioni, desideri spesso contrastanti e che si sovrappongono l’uno sull’altro senza sosta, cercando ognuno di avere il predominio, perché tale momentaneo predominio, tale seppur breve momento di messa in evidenza è, per loro, la Vita.

Ora, se in una mente sgombra dalle migliaia di pensieri passati, presenti e futuri, dunque mente libera da tutto in tutto e per tutto, in questa mente cosa accade se si concentra un solo ed unico pensiero? Quale può essere la sua forza d’urto?

Quando, tramite una lente, concentro i raggi del sole in un unico punto, riesco ad ottenere un calore sufficiente ad appiccare il fuoco.

La concentrazione della mente, l’attenzione, agisce allo stesso modo. E’ il fuoco della lampada che rischiara e riscalda. E’ luce che illumina e purifica. Concentrare tutta la propria attenzione su di un singolo oggetto significa eliminare tutti i fattori di disturbo (pensieri vaganti) che non sono legati all’oggetto stesso. In una fase avanzata la mente va liberata da tutto, finché non resta che il nulla.

Ed ora torniamo alla volontà. La volontà si esplica con la concentrazione. Maggiore sarà la capacità di concentrazione, maggiore sarà il potere della volontà. Ma attenzione, non serve uno sforzo fisico o nervoso per esplicitarla. Lo sforzo richiesto per leggere e capire questo post è sufficiente per applicare la forza di volontà con successo. In quanto, in questo minuto dedicato a leggerlo, non avete impegnato la vostra mente che alla sua comprensione.

“Se ti parlo di volontà non significa che devi creare uno sforzo, una tensione, come ti trovassi di fronte ad un impedimento; la vera volontà è libera da tensione, da sforzo, dalla rigidità nervosa; essa è qualcosa che nasce nel mondo delle non-resistenze, fuori dalle dimensioni spazio-temporali; è un atto libero, innocente, sottile, secco; è il volo di una rondine, la quale saetta nell’immobilità perfetta delle sue ali.”  (Raphael, La Triplice Via del Fuoco)