I due Poli

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Nel corpo umano vi è un magnete unico, accumulatore del fuoco creativo, che si sviluppa lungo l’asse verticale in un dipolo energetico.

Il polo superiore è il corpo mercuriale, o più precisamente il suo nucleo, l’uomo storico, pulsante nel cervello in corrispondenza della ghiandola pineale. Il punto chiamato dagli antichi caldei Ashìn, lo specchio celeste.

Il polo inferiore è il centro sessuale che ha la sua sede nella regione sacro/lombare.

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Questi poli sono idealmente le due estremità della bacchetta o verga magica del mago (la colonna vertebrale) e tra di essi vi è un significativo e vitale interscambio di energia. Il barometro di questo interscambio è il pensiero.
Più produttivo è il polo inferiore, più esso lega le sue energie con l’esterno e meno energia viene consegnata alla funzione del pensiero. E, viceversa, più radicalmente viene negato il deflusso di energia sessuale verso l’esterno, maggiore è il beneficio che ha il potere del pensiero e maggiori sono le possibilità di sviluppo del corpo mercuriale.

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Il centro sessuale “insegue” l’immortalità per mezzo della propagazione nella progenie.

L’uomo storico “insegue” il suo risveglio cercando di pervenire ad una immortalità conscia. E questo scopo richiede delle enormi energie che sono immagazzinate nel centro sessuale. Dal momento che i due poli sono in relazione reciproca l’uno con l’altro, il raggiungimento di questo scopo implica una vita temporaneamente e intelligentemente casta: il polo superiore si può risvegliare solo se il polo inferiore gli presta la sua energia. Ecco perchè non si può avere successo nell’ascesi se non si ha il controllo assoluto del desiderio sessuale.

Difatti l’uomo naturale vive all’esterno, cioè vede il mondo attraverso il velo dei propri desideri e delle proprie passioni; ma l’uomo spirituale vive all’interno, cioè vede il mondo senza desideri, con gli occhi dello spirito.

Sulle avversità della vita

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Ad un pensiero ed impulso d’ira od anche semplicemente d’impazienza, occorre sostituire l’ideale di una Pace serena avente in sé una Forza equilibrata, calma, costante e paziente, e per questo più efficiente di qualsiasi scatto subcosciente ed incontrollato, od esplosione momentanea di passionalità.

Ad un pensiero d’odio, di malevolenza, od anche semplicemente di antipatia, occorre sostituire l’ideale spirituale di un Amore Universale che abbraccia le cose tutte in un unico sentimento di simpatia, di benevolenza e di compassione infinita, riflettendo che, essendo noi unici coll’Universo e con l’Unico, siamo unici con tutte le cose ed anche ciò che ci appare antipatico è fondamentalmente identico a noi stessi, e nulla può astrarsi dall’Unità di tutte le cose.

Ai pensieri debilitanti di pigrizia, di debolezza o di negligenza, sostituire un pensiero della Forza infinita ed eterna che è in noi e forma l’intima nostra natura e desiderare ardentemente che essa sgorghi come l’acqua limpida e brillante di una cascata o come un getto ardente e luminoso di metallo fuso dalla Fonte dell’Essere che è in noi e ne riempia e ne saturi la nostra anima.

Se ci sentiamo invadere dalla noia, dall’apatia o dallo sconforto abbandonare completamente ogni tensione dell’anima e del corpo e pensare a quella beatitudine serena che è propria dell’Essere Eterno e sempre uguale a sé stesso, che è la Pienezza stessa che riempie ogni vuoto illusorio. Lasciamoci invadere l’anima dai suoi raggi, come un dolce elisir d’immortalità limpido e luminoso che riempie l’anima nostra, come una coppa di Gioia e di Gaudio infinito.
Se i pensieri discordi, le preoccupazioni della vita ed il dolore trionfano nella nostra anima, la fanno ripiegare su se stessa e sembra che vogliano accasciarla e schiacciarla sotto il loro peso, riflettiamo allora che non siamo né corpo né emozioni né pensieri, ma l’Essere divino che alberga in noi. Abbandoniamo a se stesso il peso che gravava su di noi elevando la nostra natura su quelle regioni nelle quali lo splendore del Sole non viene mai meno, come la farfalla, abbandonato il bozzolo che la teneva prigioniera, s’immerge sitibonda di luce e di amore nell’atmosfera pervasa dai raggi del sole.

Se le passioni tumultuano nell’anima nostra, la febbre del desiderio la possiede, la fiamma della sensualità la divora, occorre pensare allora che nessuno degli oggetti del desiderio si può possedere sempre e che la libidine e la passione prostituendo la Forza Creatrice divengono un fuoco distruttore anziché un fuoco creatore, foriero della morte dell’anima anziché del suo sviluppo e della sua rigenerazione. Occorre riguardare tutto ciò come perniciose deviazioni di quella Forza Creatrice che è in noi il più elevato dono del Creatore e bisogna voler con essa rigenerare tutto il nostro essere, creare le più nobili qualità in noi, creare mentalmente cose grandi, belle ed utili per i nostri simili e per l’Umanità.

La consapevolezza di essere Uno con Dio come altresì Uno con tutte le cose. Ecco il segreto.

Qualunque cosa ci accada, noi non cessiamo d’essere Uno col Principio Unico. Qualunque cosa avvenga nell’Universo, nulla può toccarci profondamente perché ciò fa già parte di noi che siamo Uno con Dio e con Lui sostanzialmente intangibili ed immortali. Questo Dio che forma il nostro Spirito è la Nostra Essenza Reale ed è la sola Realtà esistente nell’Universo.
La conoscenza di questa verità è la giustificazione di un ottimismo illimitato e di una fede serena e sicura nel Potere Creatore di cui siamo figli perché sostanzialmente inseparabili da Lui. E’ la sorgente della serenità dei saggi dinnanzi a tutte le prove della vita, quell’infrangibile serenità di chi sa bene che la sua Essenza Reale è immortale ed indistruttibile e non può essere toccata da niente. E’ il principio del dominio dello Spirito in noi, è la fuga di ogni timore e di ogni emozione indegna, la vittoria della Morte e dell’illusione su tutti i piani.

La Verità

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Il Tempo svela la Verità

Per quanto esistente di per sé, la Verità non è tale per tutti, ma lo diviene progressivamente per ogni anima umana a mano a mano che in essa si sviluppa e cresce la facoltà di comprenderla. Questa affermazione, che può sembrare opinabile,  è la sola che dia una spiegazione chiara e completa delle facoltà intellettuali e della loro evoluzione.

Vi sono due fondamentali ordini di verità che costituiscono due categorie ben distinte e definitive: la Verità materiale e la Verità spirituale dette altrimenti la verità esteriore e l’interiore; la prima è il risultato delle sensazioni e cioè di tutto ciò che ci appare per mezzo dei sensi e solo per essa è vero l’assioma aristotelico “nulla è nell’intelletto che prima non fosse nei sensi”. Ma oltre a questa vi è anche una verità spirituale del tutto indipendente dai sensi e la cui piena comprensione trascende il dominio non solo dei sensi stessi, ma anche della mente ordinaria; essa proviene dall’interno invece che dall’esterno, dallo Spirito invece che dai sensi ed è appunto perciò che viene in qualche caso denominata ispirazione. La conoscenza della prima forma di verità costituisce la Scienza quale oggi s’intende ordinariamente, mentre la conoscenza della verità spirituale si chiama più propriamente Sapienza e costituisce la base d’ogni religione e d’ogni profondo insegnamento.

A differenza della Scienza che forma i dotti e gli eruditi, la Sapienza forma i Saggi: i primi sono sviluppati solo mentalmente e si differenziano dagli uomini ordinari solo perché possiedono una maggiore e più sistematizzata quantità di cognizioni, mentre i secondi sono sviluppati spiritualmente ed è appunto tale sviluppo dell’anima alla Luce dello Spirito ciò che li contraddistingue.

La differenza sostanziale tra le due forme di conoscenza appare anche nel modo con cui tale conoscenza si acquista: mentre la verità materiale si dimostra coll’esperienza materiale, la verità spirituale non appare che con un’esperienza di genere del tutto diverso che, solo per analogia, può dirsi esperienza spirituale. Intermediaria tra le due è la verità razionale che si acquista mediante il ragionamento, partendo o dalla verità spirituale o dalla verità materiale: nel primo caso si ha la deduzione e nel secondo l’induzione. Ma la verità spirituale non è di per sé suscettibile di alcun ragionamento essendo al di sopra della mente razionale: essa non può dimostrarsi ma solo intuirsi più o meno chiaramente e questa intuizione può essere facilitata esponendo i diversi aspetti di tale verità nella forma più appropriata ma sempre in modo assiomatico, senza tentare in alcun modo di darne una dimostrazione. Le parole dei Saggi di tutti i tempi, trascritte nei libri sacri d’ogni religione sono altrettante espressioni di verità spirituali, in forma quasi sempre simbolica, e perciò non da tutti comprese nel loro profondo significato, fino a che non si è sviluppata la facoltà di comprensione spirituale.

La verità che forma l’oggetto di questo post era una volta insegnata nel segreto dei templi a quei candidati che avevano dato prove sufficienti da mostrarsene degni; questa verità è veramente fondamentale perché, ben compresa, dà la chiave di tutti i misteri della natura e dell’uomo. Ma per questo non basta averne un barlume o formarsene un concetto più o meno indefinito; occorre riflettervi lungamente e considerarla sotto tutti gli aspetti, abituandosi a trarne tutte le possibili conseguenze.  Occorre soprattutto acquistarne quella certezza spirituale che non può venire scossa da nessun ragionamento, ed a ciò si può giungere con una sufficiente riflessione, perché è appunto durante la meditazione che la Luce spirituale penetra nella mente sotto forma d’intuizione e d’ispirazione e la Realtà appare nel suo vero aspetto.

La Verità fondamentale alla quale si possono ridurre tutte le altre forme od aspetti parziali della verità – quella verità che occorre cercare di comprendere spiritualmente per dare alla propria coscienza quell’orientamento che la condurrà alla Pace, alla Forza e alla Serenità – si esprime con tre parole: Tutto è Uno.

TUTTO E’ UNO, tutto è compreso nell’Uno, niente esiste che non faccia parte dell’Uno (che è Tutto) e che non sia Uno con Esso.

Questa è la semplice e profonda affermazione che è il principio fondamentale (evidente o nascosto) di ogni religione e di ogni filosofia degna di nome.

Conferenza: Ermetismo, Scienza dell’Anima

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Col patrocinio della
Società Italiana Di Studi Ermetici

IL CIRCOLO ERMETICO NESMENAU

Presenta la conferenza:

ERMETISMO


SCIENZA DELL’ANIMA

 

condotto da: Giovanni D’Amico

Giovedì 28 febbraio ore 21:00

Presso Associazione Culturale “La Farfalla”

Viale S. Concordio n. 810 – Lucca

Info 0583.583252 338.2596413

INGRESSO LIBERO

Preghiera dell’Iniziato

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Verità eterna, tu mi circondi con i tuoi raggi, ma delle ombre scure s’alzano incessantemente dalla mia anima e m’impediscono di elevare il mio sguardo fino a te.

Tutti i giorni, alla sera e a mezzanotte, al mattino e a mezzogiorno, io t’invoco con ardore. I miei sforzi sono inutili e vani. Lo spesso velo delle mie affezioni materiali mi toglie la vista della tua luce.

Le immagini degli oggetti ai quali ho consegnato i miei sensi si mettono in massa tra la tua azione benedetta ed i deboli sforzi della mia volontà; esse mi smarriscono e mi trascinano con le loro illusioni ingannevoli. Tu mi sfuggi e perdo la speranza di raggiungerti.

O Verità senza la quale il mio essere non è niente, non cesserò d’invocarti. Finché non avrai esaudito il mio desiderio, i miei voti saranno la mia unica esistenza. Ascolta la mia voce, vieni ad azionare colui che ti chiama con tanto ardore. Io abiuro l’amore degli oggetti sensibili; è solo te che voglio amare e contemplare per sempre come mia unica vita. Poiché tu sei la vita dell’uomo, e so con certezza che il mio destino è di vivere sempre in te e con te.

Jean-Baptiste Willermoz

La Volontà – seconda parte

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Ercole e l'Idra - Antonio del Pollaiolo

Che cos’è la volontà? Essa è la più grande forza esistente nell’uomo ed anche la forza fondamentale  della Natura,  origine e sorgente di tutte le altre forze che non ne sono che aspetti o riflessi particolari; il paragonare la forza di volontà alle forze della natura, che secondo i concetti ordinari sono considerate prive di intelligenza, potrà sembrare poco appropriato, ma chi vorrà riflettervi su vedrà invece che esse hanno un’unica origine, perché tutte derivanti dall’Uno.

La volontà è primitivamente e fondamentalmente una manifestazione di Dio e le sue origini si perdono con l’origine di Dio. Essa è un aspetto dell’Essere, una proprietà a Lui inerente e non può avere altra origine: non è l’azione, ma è la causa dell’azione e ad essa pre-esiste.  Non è neppure il pensiero, ma è da questo indipendente: per quanto si esprima col pensiero, la sua vera essenza è di natura superiore; manifestandosi direttamente dallo Spirito essa è originariamente di natura puramente spirituale.

Il suo carattere appare essenzialmente attivo e positivo, partecipando della polarità, attiva o positiva della personalità umana – emanazione dello Spirito; la volontà, per se stessa, non è capriccio, non è né l’emozione né il desiderio: la pura volontà, emanando dalla parte più elevata dell’Essere, non può avere alcuna imperfezione o difetto, come non può avere alcuna limitazione.

I difetti e le limitazioni che si attribuiscono alla volontà non sono ad essa inerenti, come non sono inerenti a Dio di cui è proprietà inseparabile, ma dipendono esclusivamente dalle imperfezioni della mente o del corpo che costituiscono sempre un ostacolo – maggiore o minore a seconda dello sviluppo – alla sua perfetta e libera manifestazione. Ma la Volontà è sempre, di sua natura, perfetta e le imperfezioni risiedono solo nei mezzi in cui si manifesta.

In questo senso è assurdo parlare di sviluppo della Volontà poiché, essendo perfetta, non è suscettibile né di aumento né di diminuzione.  Per educazione e sviluppo della volontà bisogna invece intendere la cultura e lo sviluppo dei mezzi attraverso cui essa si manifesta e cioè il pensiero, l’emozione e l’azione, liberandola dagli automatismi che sono propri alla sostanza di questi mezzi. La passività e l’inerzia sono il carattere di queste resistenze, la cui natura è essenzialmente negativa, e perciò opposta, in polarità, alla volontà.

Inerzia ed automatismo – due aspetti di una stessa cosa – sono proprietà inseparabili della materia in tutte le sue forme, e quindi anche dei mezzi attraverso cui si manifesta la Volontà che, come lo Spirito, è invece caratterizzata dalla proprietà dell’attività. L’abitudine, gli appetiti, gli istinti e le passioni sono altrettante forme di automatismi che hanno ragione di esistenza nell’inerzia della materia e che dipendono perciò dalla parte passiva ed istintiva del nostro essere. E’ corretto usare l’appellativo di riflessi, perché in certo modo riflettono, ripetono e tendono a perpetuare ciò che la prima o le prime volte venne fatto dalla volontà cosciente, ma senza che poi la coscienza vi abbia più alcuna parte attiva. Sono il nostro passato, la nostra eredità umana che tende a perpetuarsi, approfittandosi del sopore o della debolezza della nostra coscienza che non ha ancora imparato ad esercitare il suo controllo su questi automatismi ed a dominarli colla volontà anziché esserne dominata.

Questi automatismi dominano senza contrasto nella vita vegetale  e nella vita animale; ad essi  sono dovuti sia la crescita, lo sviluppo e la riproduzione degli organismi, sia tutti gli istinti della vita animale,  dai più semplici come quelli che si riferiscono alla nutrizione, ai più complessi come le migrazioni degli uccelli, le costruzioni dei castori, l’opera intelligente delle api e delle formiche, ecc. Senza di essi la vita vegetale, animale e neppure l’umana sarebbero possibili; anche nella vita umana hanno una parte molto importante ed utile e quasi esclusiva nell’uomo dall’intelletto poco sviluppato: da essi dipendono la vita organica o vegetativa e tutti gli istinti in comune con gli animali e per di più le abitudini, che tanta parte hanno nella vita umana e, grazie alle quali, l’uomo fa le cose quasi senza accorgersene. Un esempio molto chiaro dell’aiuto che reca all’uomo l’abitudine nella sua vita quotidiana è visibile nella differenza fra l’imparare a fare una cosa od il farla per la prima volta, ed il farla dopo averla imparata.

E’ anche vero che l’abitudine è molto utile se non usurpa il posto della volontà cosciente, quando cioè è controllata e diretta dalla ragione e dalle qualità umane superiori e non si sostituisce ad esse né si pone con esse in contrasto:  è un’ottima serva, ma una pessima padrona.

Da quanto detto si evince immediatamente come fare per sviluppare la volontà: vincere le abitudini e l’inerzia della materia. In altri termini sopprimere le abitudini inutili che ci rendono schiavi (come ad esempio il fumo e gli alcolici fuori dai pasti) ed ingaggiare una lotta contro se stessi per riuscire a far sì che il proprio corpo diventi un docile strumento. La Grande Opera Spirituale comprende il dominio della Volontà sul corpo, in particolare di quelle parti che animano il sistema nervoso cosciente. Occorre controllare, poco a poco, ogni gesto, le parole, lo sguardo; occorre resistere alla fame, alla sete, alla stanchezza, al sonno, quando ciò è fattibile. Ma senza imporci delle punizioni arbitrarie ed inutili, perché quando siamo privati del sonno e del cibo, poi lavoriamo male ed il nostro umore ne risente: siamo ancora troppo legati alla materia. Solo i veri Iniziati, in cui lo Spirito ricopre il ruolo dominante, possono digiunare, vegliare, sopportare la fatica ed il dolore senza che il loro morale ne risenta e senza che ciò traspaia all’esterno.

La vitalità fisica è molto sensibile alle disposizioni di carattere. Il cattivo umore, l’ansia, il pessimismo l’indeboliscono; il buon umore, l’entusiasmo, l’ottimismo la rafforzano. Occorre mantenersi gioiosi, e dato che le opportunità per essere felici non sono sempre frequenti, occorre un  allenamento sistematico ad un atteggiamento felice. Il vero uomo di desiderio non è un individuo depresso, scontroso e perso in cupe meditazioni. Sa sorridere, può essere gaio e sa che tutte le forze hanno bisogno di riposo, in quanto durante il riposo la volontà, così come i muscoli, si rinnova e si rinforza. Una ricreazione può diventare una ri-creazione.

Tale lotta, vero combattimento spirituale, va estesa sul piano emotivo e su quello del pensiero con le medesime modalità. Emozione e pensiero devono anch’essi divenire alfine docili servitori della volontà.


Vedi anche   La Volontà – prima parte

Riflessione sugli eventi

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

La vita divina fluisce attraverso tutti gli esseri e tutte le cose ed anima le nostre più piccoli azioni quotidiane.

Tutti collaboriamo ad una sola opera, alcuni con piena coscienza e intelligenza, altri senza saperlo: anche quelli che dormono lavorano e cooperano a ciò che succede nel mondo, allo stesso modo di quelli che cercano di risalire la corrente e trasmutare se stessi. Colui che regge il Tutto si servirà, in ogni caso, di questi ultimi alla bisogna e li metterà tra i suoi collaboratori e cooperatori.

Tutte le cose sono interconnesse e praticamente nessuno è estraneo all’altro. Vi è infatti un solo Mondo composto di tutto, un solo Dio presente ovunque, una sola Sostanza, una sola Legge, un solo Spirito comune a tutti gli esseri intelligenti, una sola Verità.

Tutto ciò che capita ad ognuno è utile al Tutto.

Il progresso è il movimento universale degli esseri che incessantemente vengono da Dio e risalgono continuamente a Dio cercando di raggiungerlo. E’ un perpetuo susseguirsi di una vita inferiore verso una vita superiore, il legame tra il finito con l’infinito.

L’uomo guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al Cuore.

Chiamiamo Destino tutto ciò che ci limita. Se siamo brutali, il destino prende una forma brutale. Quando ci raffiniamo, gli ostacoli prendono una forma più sofisticata. Se ci eleviamo alla cultura spirituale, l’antagonismo prende una forma spirituale.

Chi sa volere è condotto, chi non sa volere è trascinato. Ogni contrarietà è stata evocata da noi, forse un’ora fa, o forse un secolo fa. Essa non è altro che il legittimo ostacolo allo sviluppo di uno dei fiori della nostra egoità.

Come il nostro corpo scoppierebbe se fosse sottratto alla pressione atmosferica, parimenti se il peso della miseria, delle pene, delle avversità e degli sforzi vani fossero tolti dalla vita dell’uomo, l’eccesso della sua arroganza sarebbe così smisurato da farlo esplodere in mille schegge, ovvero lo spingerebbe alla più disordinata insanità fino alla follia. In ogni momento occorre a ciascuno una certa dose di preoccupazione, dolore o sofferenza, come occorre la zavorra alle navi per tenerle dritte e permetterle di navigare dritte.

Il caso non esiste. Ogni evento ha una ragione d’essere ed obbedisce ad una causa nascosta.

Conversazione alchemica

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Fasi dell'Opera

“… La spada di un cavaliere era realizzata con un acciaio molto speciale, di cui solo qualche forgiatore conosce il segreto. Non importa chi sia il mastro-ferraio che realizza la spada dei maestri! Perché essa è concepita, essa prende vita già dalla preparazione della materia prima.

[…] Sono quei piccoli uccelli a rigenerare il meraviglioso acciaio alchemico. I fabbri che erano scelti per questo lavoro e che conoscevano gli alchimisti più famosi al punto da essere considerati essi stessi alchimisti,  catturavano dozzine di uccelli solo per qualche settimana per poi rilasciarli alla natura, non appena in possesso dei loro escrementi.

Prendevano un ferro battuto nel modo in cui ho già spiegato e, una volta tagliato in pezzettini piccolissimi, mischiavano questa polvere di ferro al mangime degli uccelli. Gli escrementi raccolti erano fusi con tutto l‘apporto del fuoco segreto: una quantità di scorie si separava dall’acciaio sottilissimo e l’operazione veniva ripetuta almeno una volta. Poi l’acciaio veniva ridotto in lamelle finissime e assemblato in seguito sull’incudine del fabbro con l’aiuto della polvere di vetro di cui ti ho già parlato.

… Quest’acciaio ha una sonorità particolare, che spaventa i nemici in combattimento. Inoltre ha la proprietà di  vibrare secondo  una frequenza che evita gli infrasuoni, il che rende l’uso della spada particolarmente facile. Sembra leggerissima quando si incrocia con un’avversaria. Va sottolineato anche che la spada era forgiata a misura del cavaliere, che gli imprimeva delle proprietà inesistenti per gli altri cavalieri o per gli altri uomini. Nelle mani degli indegni, non valeva più di una pesante sciabola, poco maneggevole ed inadatta alla sua forza d’attacco.

Infatti i forgiatori erano a contatto con i cavalieri per lungo tempo prima di forgiargli la spada, misurando la  forza  dei loro colpi, al fine di assemblare sull’incudine la giusta quantità di lamelle, etc. La spada concepita in tal modo era unica e, nelle mani del suo proprietario, era più temibile di un cannone.”

Ө Ө Ө

 “… se ti ho parlato della spada, è per dirti che tutti i metalli guadagnano qualità durante la fermentazione. Esistono moltissimi metodi di fermentare i metalli, e non occorre ricordare che l’arcano ermetico della fermentazione non riguarda solo il regno minerale, ma anche quello vegetale e quello animale: il modus operandi resta lo stesso nel suo principio, che è l’azione di un fermento.

Quest’azione va intesa a più livelli su tutte le materie lavorate che il lievito va a toccare. Nei modi più bassi e comuni, si tratta solo di ridurre le parti volatili e spirituali dei corpi in fissità moltiplicativa. Nei modi più sottili, che sono i modus operandi della terza opera (qualunque sia la via scelta), “fermento” vuol dire la parte maschile e fissa della Pietra.

… I novizi confondono spesso fermentazione e digestione. La digestione è molto differente, perché non genera  alcun fermento e non usa che un regime esterno. La fermentazione, al contrario, è una generazione che utilizza il suo fuoco interno, le sue virtù, per mezzo del fuoco nascosto che è contenuto nei corpi.

Occorre esercitarsi a saper fermentare. Ciò è importantissimo e permette di comprendere molte cose. All’inizio, occorre fermentare il regno vegetale, anche se si è scelta un’altra via come compagna di questa vita. Solo in seguito occorrerà attardarsi al livello della fermentazione dei piccoli particolari: solo così non si rischia di rovinare la Grande Opera.

La maggior parte dei novizi di Ermete saltano volontariamente queste tappe graduali dell’Opera: essi attaccano, si può dire, direttamente la cosa più difficile al mondo: la Pietra Filosofale. Se potessero, come per magia, vedere ciò che fanno veramente, ovunque essi fossero si getterebbero  in ginocchio ad implorare perdono alla Vergine.

Occorre iniziare piano, come in tutte le cose, poi lavorare con tanta pazienza come una formica, tutti i giorni, con grande perseveranza ed umiltà. E, come regola generale, non passare mai alla tappa successiva senza aver prima terminato con successo quella in corso.  La fretta è la personificazione del Diavolo.”

Conferenza: Ermetismo e Alchimia

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia

Il guizzo di Ermes tra Cielo e Terra

 

Mercurio

Condotto da:  Giovanni D’Amico  e Caterina Mucci

 

Con il patrocinio della

Società Italiana Di Studi Ermetici

 

Mercoledì 30 novembre ore 21:00

 

 presso Ass. NUHA CULTURA E BENESSERE

Via Sarzanese n 1096 Lucca

Info 3493996509

 

L’Ermetismo è una scienza e una filosofia di vita. Un insieme di dottrine antiche e sapienziali fondate su una Tradizione che è vivente perché costituita da una ininterrotta catena di anime che giunge a parlarci direttamente con un linguaggio adeguato ai nostri giorni. Uno degli obiettivi iniziali di un Ermetista è sperimentare in piena coscienza che la spiritualità dell’uomo è parte integrante della sua vita; che non esistono piani invisibili – separati dalla materia con altrettante invisibili barriere – ma solo manifestazioni diverse dell’Unità-Uomo: il suo ‘Microcosmo’. Si tracceranno delle linee guida in un excursus volto a fissarne i principali concetti per chiunque, affascinato dalle tematiche dell’Anima, intende approfondirne i codici e i messaggi, lasciandosi guidare dalle ali di Ermes …

 

Ingresso libero

Le due porte

Posted by Nebheptra     Category: Glosse, Opera al Bianco

Ognuno nel suo cuore ha due porte, che possono essere aperte o chiuse: una superiore, rivolta verso il mondo dello Spirito, che lascia penetrare la rugiada del Cielo, la voce del Maestro, l’ispirazione degli Esseri Invisibili, delle Entità a noi superiori; l’altra inferiore, che ci apporta la vita materiale e comunica con tutte le forze, tutti gli esseri che si trovano in basso, utili, ma potenzialmente pericolosi.

Dalla porta superiore viene il desiderio d’Infinito, di Unità, viene l’orientamento dell’uomo verso l’alto, verso il Vero, il Reale, l’Uno. Ciò spinge a trasmutare il proprio corpo, il proprio cuore, la famiglia, il proprio campo, quello del vicino, la terra stessa.  Tale lavoro si può estendere in senso orizzontale, così da entrare in contatto con gli esseri dello stesso livello spirituale.  O può progredire in altezza:

  • sia consapevolmente, in piena coscienza di ciò che è l’uomo, la vita, la legge universale;
  • sia inconsapevolmente, senza coscienza, senza aver mai desideratocercato né incontrato un Maestro o in presenza di ritardi da recuperare: ed allora si cammina con gli occhi chiusi trascinati dalla corrente, dalla legge del destino, attraverso la sofferenza;
  • sia infine, ma ciò è raro, che si conosca la legge, la verità, e vi si rivolti contro: questo è il peccato contro lo Spirito, che produce i maghi neri, i settari ed i falsi profeti.

Dalla porta inferiore, sempre socchiusa, vengono le forze materiali, gli istinti, tutte le voci della Natura. Da qui arriva la forza vitale, e tutte le attività in noi cesserebbero se questa corrente ascendente si fermasse.  Ma l’uomo è sempre spinto ad aprire questa porta più del necessario. Allora le forze elementari arrivano in eccesso, sommergendo l’uomo, la sua ragione, il suo desiderio di luce. Egli viene invaso dallo spirito di dominazione, non è più padrone di se stesso, ma uno schiavo. E, da questo impulso continuo (analogo a quello che spinge l’uomo verso la luce, verso l’Unità), tutte queste forze tendono incessantemente ad invadere il suo cuore: esse sono attratte dalla luce, perché è questa l’unica strada che hanno per raggiungere la luce e conquistare l’immortalità.

Per questo occorre vegliare e pregare, discernere gli spiriti, non lasciarsene sommergere. Dunque il programma dell’uomo teso verso l’ascesi si risolve in tre azioni: la prima in orizzontale, è la ricerca della comunione con i propri fratelli spirituali; la seconda in altezza, è il desiderio, lo sforzo, l’irto cammino da seguire; la terza in basso, è l’armonizzazione, la pacificazione delle forze istintive che ribollono in lui, non per distruggerle, ma per illuminarle.