Preghiera alchemica di Nicolas Flamel

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Inni e Preghiere

Onnipotente, eterno Dio, Padre della luce celeste, sorgente d’ogni bene e d’ogni perfezione.

Supplico la tua infinita misericordia, affinché mi consenta di conoscere perfettamente la tua eterna Saggezza di cui è circondato il tuo trono, e con la quale tutte le cose sono state create e fatte, e sono ancor ora governate e conservate.

Scenda essa dal tuo santo cielo e dal trono della tua gloria, affinché sia una con me e lavori insieme a me, poiché è maestra di tutte le arti celesti ed occulte, e sa e comprende tutte le cose.

Fa’ che lentamente essa mi accompagni in tutte le mie opere, affinché col suo spirito possa conseguire la vera intelligenza e l’infallibile pratica di questa Arte nobilissima, cioè la miracolosa pietra dei saggi, che hai occultato al mondo e che riveli soltanto ai tuoi eletti.

Che io possa apprendere, con certezza e senza alcun errore, l’Opera suprema che qui dovrò portare a compimento.

Innanzitutto mi sia dato di intraprenderla correttamente e bene; poi che io possa avanzare costantemente nel mio lavoro; e infine mi sia permesso di portarla felicemente a compimento e di goderne in letizia per sempre, grazie a questa pietra celeste, angolare e miracolosa, fondata dall’eternità.

Per Gesù Cristo che con te, Dio Padre, insieme con lo Spirito Santo, vero Dio, regna e governa in una indissolubile, divina essenza; Dio uno e trino, sommamente lodato nei secoli dei secoli.
Amen

Nicolas Flamel

Perseo e la tunica di fuoco

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Abbiamo visto come Perseo rappresenti l’esemplificazione del giovane cavaliere, o del santo guerriero, coperto da una corazza invulnerabile ed armato con una spada incantata, le cui prodezze sono descritte in diverse leggende.

Perseo libera Andromeda

Perseo libera Andromeda

Ora, non deve apparire strano l’accostamento di tale Eroe con l’Eremita, il personaggio raffigurato nella nona lama del Tarocco. Questi rappresenta un saggio solitario, avvolto da un ampio mantello di lana, che illumina la strada con una lampada e scosta col bastone un serpente dal suo cammino. Sebbene l’Eremita abbia un’aspetto dimesso e tutt’altro che eroico, entrambi i simboli hanno un analogo significato: designano l’uomo il cui principio spirituale è protetto dalle influenze deformanti e corruttrici della terra ed è chiamato a giocare nel mondo il ruolo provvidenziale di colui che raddrizza i torti o porta la luce.  

 

 

LEremita

L'Eremita

 

Così, la tradizione insegna all’uomo che la sua interiorità, per quanto imperfetta ed incompleta essa sia, costituisce il tesoro che deve guardare con più cura ed abbellire in ogni istante della sua vita per spargerne un giorno lo splendore sul mondo. Perché la parte più elevata dell’anima umana è la scintilla insufflata da Dio nella materia: ciò che viene aggiunto dall’educazione e dall’ambiente è solo un vestito. Dunque che corazzi il suo cuore di diamante per proteggere la sua fede ed il suo amore contro il veleno del dubbio; che vegli per non lasciar confondere la fiamma della sua lampada coi chiarori dei fuochi fatui! L’opera che il Creatore si aspetta da ognuno di noi è di essere , di divenire , spogliandosi, purificando e sublimando la propria scintilla spirituale, fino ad unirsi a Lui che è il principio e la fine di sé. Read more…

Percy Jackson e i voli pindarici

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Recentemente ho visto il film Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. Remake in chiave moderna del mito di Perseo, dove l’Eroe, armato dagli dei e con la loro benevolenza, riesce a sconfiggere un mostro, nel caso specifico la temibile Medusa.
Percy Jackson, oltre alle armi magiche, ha a disposizione un paio di scarpe alate, consegnategli dal figlio di Hermes; così come Perseo aveva un paio di calzari alati consegnatigli da Hermes stesso.

Ebbene ricordo che da ragazzino leggevo i fumetti della Marvel, e vi era un personaggio chiamato Principe Namor, il Submariner, nemico o amico dei Fantastici Quattro a seconda dell’occasione.
Egli era in grado di volare grazie ad un paio di alucce ai piedi. Mi domandavo spesso perché mai le ali dovessero essere posizionate proprio ai piedi e perché non alle tempie, sulle spalle o anche sulle braccia. Mi sembrava una posizione illogica o quantomeno poco appropriata.

Principe Namor

Principe Namor

Successivamente, quando incontrai i personaggi mitologici e vidi le rappresentazioni di Mercurio, capii l’origine di tale scelta, ma restava ancora la domanda.

Hermes

Ebbene, come si saprà, ad ogni parte del corpo è associato un segno zodiacale ed, in particolare, ai piedi è associato il segno dei Pesci.

Ora, il Pesce per antonomasia è il Cristo, Ichtys, capace di muoversi rapidamente nel mare astrale, risalendo in superficie e scendendo nei suoi abissi.

Oltre a ciò si noti che i piedi sono gli organi destinati alla deambulazione ed, essendo la parte del corpo umano che è a contatto con il terreno, essi rappresentano la connessione principale tra l’Uomo e la Terra.

Se si riesce a rendere i piedi più “leggeri” aggiungendovi un paio di ali, a maggior ragione si riuscirà a rendere tutto il corpo “leggero”.
Si comprenderà così quanto il Cristo afferma prima dell’ultima cena a proposito della lavanda dei piedi:  “Chi è mondo, ha bisogno solo di lavarsi i piedi per essere interamente puro” (Giov. 13:10).

Andiamo oltre e notiamo che, nella figura del cerchio zodiacale, i Pesci sono in opposizione alla Vergine, collegati tra loro da una linea immaginaria. Nel segno della Vergine il pianeta dominante è, guarda caso, Mercurio, il giovinetto alato. Viceversa il pianeta dominante nei Pesci è Giove, l’onnipotente padre degli Dei capace di comandare la folgore.

Zodiaco

Abbiamo così la Vergine ed il fanciullo da un lato dello zodiaco, e dall’altro il Pesce, l’Adepto nel pieno dei suoi poteri spirituali, in grado di dominare la corrente astrale e di viaggiare nei mondi sottili.

Sempre dalla rappresentazione si vede che la Vergine è rappresentata con una spiga di grano in mano. Con il grano si fa il pane. Non a caso il Cristo nei vangeli indica spesso se stesso come pane di vita. Dunque la Vergine con la spiga (ovvero il pane) è un traslato dell’immagine della Vergine con il fanciullo, ovvero di Maria con Gesù ma anche di Iside con Horus.
Al simbolismo Gesù-Pesce, si associa quello di Horus-Falco.

Forti di questa associazione, rivediamo ora il passo del vangelo in cui Cristo cammina sulle acque: gli apostoli si spaventano vedendolo camminare sul mare in mezzo alla tempesta e lui li rassicura: “Quindi salì con essi sulla barca e il vento cessò, mentre essi internamente erano pieni di stupore. Infatti non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore insensibile” (Marco, 6:51,52)

Il fatto dei pani qui citato è il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, avvenuto poco prima nella narrazione. Si badi bene che in questa brevissima frase l’evangelista mette espressamente in relazione il miracolo della divisione con la capacità di camminare sulle acque, ovvero di muoversi nel mare astrale, ovvero di viaggiare nei mondi sottili. Infatti è ora chiaro che i pani ed i pesci di cui si tratta non sono da intendere in senso letterale e si intuisce anche facilmente chi sia la moltitudine di persone da sfamare.

Per comprendere il fatto dei pani serve un cuore sensibile, per capirne il significato, rimando al post Fuoco d’Amore.

 

Sistema nervoso simpatico

Sistema nervoso simpatico

Chiudo questo articolo con un ultimo volo pindarico: il sistema nervoso simpatico dell’uomo è composto da vari nervi e gangli uniti tra loro da una serie di filamenti nervosi chiamati plessi. Il plesso solare è uno di questi ed è quello in cui esistono 7 gangli, di cui due detti “semilunari”, che hanno proprio la forma di pesci, e 5 gangli ordinari (i 5 pani). Ciò vorrà forse dire che il plesso solare è quello connesso al miracolo dei pani e dei pesci, ovvero alla capacità di muoversi nei piani sottili?

Sull’equilibrio

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Una legge fondamentale domina e regge l’universo: la legge di equilibrio.

La creazione ha realizzato la frammentazione dell’ Uno nel Multiplo, il passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo, la concatenazione della libertà in seno alla necessità. Ma il multiplo si annienterebbe in un’infinita divisione se i suoi atomi non si opponessero uni agli altri per raggrupparsi in un tutto sintetico; l’eterogeneo rimarrebbe un caos se lo spirito di vita non l’organizzasse; la necessità si realizzerebbe come azione disordinata e diabolica se le leggi naturali non la rivestissero della loro regolare magnificenza. Senza equilibrio, non potrebbe esistere né vita, né progresso, né armonia.

Il potere ordinatore del Mondo è l’alito dello spirito sulle grandi acque. Separando le acque superiori dalle inferiori, fa opporre forze alle forze e, in seno all’eterno movimento, nascono dei Punti fissi d’equilibrio, che diventano i focolai del turbine vitale, i centri di organizzazione della sostanza. La materia si modella in forme regolari sulle risultanti fisse delle energie in conflitto. Tramite il gioco d’attrazione e repulsione, gli atomi si raggruppano secondo proporzioni definite per formare gli esseri e i mondi. La Creazione risale in un’amorosa assunzione verso l’Unità, sua origine, – verso l’Increato, sua fine – verso il Principio equilibrante, sua ragione d’essere. Ogni vita è un equilibrio creatore, ogni morte o scomparsa di una forma è una rottura dell’equilibrio.

Chiuso nell’universo all’interno del quale agisce come un fermento, libero grazie alla sua origine spirituale, limitato dal suo inviluppo materiale, l’uomo ha ricevuto il potere di modificare l’equilibrio del mondo anche se la sua carne e la sua anima devono subirne tuttavia la legge. Questa è la contraddizione della sua doppia natura di re e di schiavo, di creatore e di creatura, di essere spirituale ed animale. Deve armonizzare tutti i poteri cosmici in sé prima di ritrovare il posto centrale che gli è assegnato nell’armonia del Cosmo. Deve realizzare, con lo sforzo e con la sofferenza, l’equilibrio in tutte le parti del suo essere prima di comandare alla Natura con un verbo sovrano. Read more…

Memorie perdute

Posted by Nebheptra     Category: Musica

Notte.
E mentre la Barca di Ra affronta il periglioso viaggio nella Duat,
l’anima viaggia alla ricerca delle sue memorie assopite, i suoi antichi amori.

O Ra! Assiso sulla tua Barca, fendendo le onde,
Tu navighi sopra gli Abissi…
Tu ti dirigi verso il tuo passato e compi a ritroso l’intero percorso.
(Libro dei morti degli antichi Egizi, cap. CI)



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Opera al Nero

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Opera al Nero
Opera al Nero

Opera al Nero

Il processo purificativo e separativo indotto dalla ripetizione reiterata dei riti ermetici porta il discepolo, l’uomo di desiderio, alla dis-identificazione da tutto ciò che attira l’uomo comune, l’uomo del torrente. Ben presto la politica, lo sport-spettacolo, i possessi materiali, auto, casa, etc. diventano di scarso o nullo interesse; mentre si è sempre più attratti dal contatto con la natura: una passeggiata in montagna o nei boschi, una uscita in bicicletta in collina, una corsa in un viale alberato diventano molto più affascinanti di un concerto, una partita alla tv o una pizza con gli amici.

Il silenzio e la solitudine diventano i compagni più cari e cercati. Nel silenzio e nella solitudine si osservano i difetti e vi si pone il freno; nel silenzio e nella solitudine le passioni si calmano e neutralizzano; nel silenzio si osservano gli altri e si smette di giudicare. Non c’è più il desiderio di far prevalere le proprie idee, la propria egoità; finisce l’attaccamento e tutto viene accettato e scusato come farebbe un padre con i propri figli.

Si comprende il motivo di essere del dolore, la morte viene vista come una rinascita. I sensi hanno smesso di prevalere e le nostre azioni, le nostre emozioni, sono sempre più guidate dalla nostra interiorità piuttosto che dagli eventi esterni.

Poi si comincia a notare che il tempo passa lento, lentissimo e non si percepiscono più cambiamenti. Cambiamenti e piccoli segnali, che nei primi anni avevano invece fatto capolino ad intervalli più o meno regolari e avevano rafforzato sempre più la volontà di proseguire lungo il Cammino – quel Cammino che col tempo si era imparato ad amare.

L’invisibile, che al principio ci visitava più o meno sovente, sembra essersi allontanato del tutto lasciando il posto alla medesima notte in cui si agita l’uomo del torrente.
Così il tempo continua a scorrere, gli anni passano e non sappiamo più dove siamo giunti e se stiamo facendo progressi.

Ed è allora che si comincia a dubitare: non sappiamo più cosa abbia davvero senso, i riti sembra che non funzionino più e si comincia a pensare di aver seguito una strada sbagliata, di aver sprecato tutta la vita alla ricerca di una chimera. Si cade nella disperazione più totale: una vita spesa per un pugno di mosche, dove si è trovato solo dolore e solitudine. E’ la notte oscura dell’anima dove tutto sembra finire: finito l’entusiasmo, ormai spento il fuoco sacro che ci sosteneva. Ci si sente stanchi e svuotati di fede, di energia, di volontà e non si anela che alla morte come liberazione finale dalle nostre pene.

E’ il momento dell’abbandono. Non bisogna scoraggiarsi: è il momento in cui il seme si è corrotto e putrefatto nella tenebra umida e fredda della terra coperta di neve ed il germe di luce ha iniziato a nutrirsi silenziosamente. Tutto è salvato, e presto si vedrà sorgere la stella del mattino a diradare le nubi oscure che pesano sul cuore. Dove i fortunati sentiranno parlare la voce dell’Ermete.

Crederai di sognare: “E’ il Diavolo, ti verrà di pensare, tu sei Satana o la più leggiadra delle sue creature! Cosa vuoi da me? Sono stato un solerte ricercatore dell’oro alchemico, ma ho trovato soltanto solitudine e disperazione!”
Allora l’antico Figlio di Dio si manifesterà e l’abisso scardinerà i suoi recinti. Sentendoti perso, griderai: Io sono te!…
Ed avverrà veramente: sarai trasmutato! Poi tutto si placherà e tornerai un uomo comune.
Ma non sarà che apparenza! Il grande mentitore sarà sconfitto, l’Angelo detterà i suoi patti e le condizioni di resa saranno accettate senza pietà! Il discepolo sarà trasformato in Maestro, costruito per se stesso e per diventare ancora in vita il pegno di un Amore superiore.
L’Angelo avrà la sua ascesi e l’uomo vibrerà nell’Anima antica, la Maria. Sarà solo l’inizio, non la fine!…
(Mario Krejis, Dialoghi, pag. 121)

La Cabala fonetica

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L’analogia è il metodo di ragionamento più semplice e naturale, specialmente per i bambini. Uno degli strumenti più belli in termini poetici ed estetici è la parabola, anch’essa strumento analogico insostituibile che permette di raggiungere livelli di profondità insospettabili.

E se si parla di analogia non può non citarsi la Cabala, laddove si guardi alla sonorità delle parole e alla fonetica dei testi.

Il procedimento fonetico fa parte di un modo di esprimersi chiamato “Cabala” dagli alchimisti. Non bisogna confonderla con la Qabbalah ebraica. L’etimologia dei due termini è differente. Cabala viene da caballus, cavallo, mentre Qabbalah significa “tradizione”. Read more…

L’analogia

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Quando si parla di analogia non bisogna pensare ad una semplice somiglianza né ad un concetto di valore trascurabile.

Il termine greco analogia (analogos) è tradotto in latino con proportio, proporzione, rapporto. Logos significa rapporto e deriva da Legein, raccogliere, enumerare. Dunque il significato reale del termine indica un rapporto tra quantità e ciò fissa chiaramente un sostrato al significato stesso. Read more…

L’Elisir di lunga vita

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Elementi, Glosse

Nei trattati alchemici si legge spesso che la Pietra Filosofale può essere utilizzata per preservare la gioventù e per scacciare le malattie. Solo alcuni fanno riferimento al ringiovanimento, ma si noti come mai ciò è riferito all’alchimista stesso, bensì viene data come possibilità insita alle capacità della Pietra stessa.

Vorrei porre l’accento sulla differenza tra “preservare la gioventù” e “ringiovanire”, poichè le due cose non sono affatto uguali.

A proposito del secondo verbo infatti, a parte delle considerazioni di carattere pratico, come potrebbero essere quelle di non dare troppo nell’occhio, cosa che chiaramente lascia il tempo che trova laddove l’utilizzo (sia nel senso di ringiovanire che di preservare la propria gioventù) va a protrarsi per decine e decine di anni, ve ne è una ben più sostanziale, che l’alchimista accorto troverà scritto in piccolo alla voce controindicazioni nel foglietto di istruzioni.

Un elisir alchemico non è altro che un accumulatore di energia che serve a restaurare un equilibrio dei diversi Elementi nell’uomo, così da permettergli di beneficiare delle loro diverse qualità. Nel caso specifico della Pietra Filosofale, è l’Elemento Fuoco che contribuisce al ringiovanimento del corpo. Ma quando si parla di corpo non è possibile intendere solo il corpo fisico, bensì sempre e comunque l’uomo nella sua totalità.

Un elisir che ha il potere di ringiovanire non agisce solo sul corpo fisico, ma anche sugli altri corpi dell’uomo, anzi l’azione è anzitutto portata sul piano sottile e poi diventa manifesta sul piano materiale. In altri termini, non ringiovanisce solo il corpo fisico, ma anche quello astrale e quello mentale. E, così facendo, le esperienze di vita e le conoscenze, la saggezza e le lezioni acquisite col lavoro alchemico durante gli anni trascorsi vanno perdute anch’esse. Questa perdita è proporzionale al grado di ringiovanimento ottenuto.

Un Alchimista, se è veramente tale, non accetterebbe mai di tornare indietro.

Preghiera di un Ermetista

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Sia eternamente lodato il Signore mio che eleva l’umile dalla bassa polvere e fa gioire il cuore di coloro che sperano in Lui, che apre ai credenti con grazia le sorgenti della sua benignità e mette sotto i loro piedi i cerchi mondani di tutte le felicità terrene.

In Lui sia sempre la nostra speranza, nel suo timore la nostra felicità, nella sua misericordia la gloria della riparazione della nostra natura e nella preghiera la nostra incrollabile certezza.

E Tu, Dio Onnipotente, come la tua bontà si è degnata di aprire in terra davanti a me, tuo indegno servitore, tutti i tesori delle ricchezze del mondo, così piaccia alla Tua clemenza, quando non sarò più nel numero dei vivi, di aprirmi anche i tesori dei Cieli lasciandomi contemplare il tuo volto divino, la cui Maestà è una delizia inenarrabile e il cui rapimento non è mai salito nel cuore di un uomo vivente.

Te lo chiedo per il Signore Gesù Cristo, tuo amatissimo Figlio, che nell’unità dello Spirito Santo vive con te nei secoli dei secoli.

Amen

(Dialoghi, Mario Krejis)