Sull’equilibrio

Posted by Nebheptra     Category: Glosse

Una legge fondamentale domina e regge l’universo: la legge di equilibrio.

La creazione ha realizzato la frammentazione dell’ Uno nel Multiplo, il passaggio dall’omogeneo all’eterogeneo, la concatenazione della libertà in seno alla necessità. Ma il multiplo si annienterebbe in un’infinita divisione se i suoi atomi non si opponessero uni agli altri per raggrupparsi in un tutto sintetico; l’eterogeneo rimarrebbe un caos se lo spirito di vita non l’organizzasse; la necessità si realizzerebbe come azione disordinata e diabolica se le leggi naturali non la rivestissero della loro regolare magnificenza. Senza equilibrio, non potrebbe esistere né vita, né progresso, né armonia.

Il potere ordinatore del Mondo è l’alito dello spirito sulle grandi acque. Separando le acque superiori dalle inferiori, fa opporre forze alle forze e, in seno all’eterno movimento, nascono dei Punti fissi d’equilibrio, che diventano i focolai del turbine vitale, i centri di organizzazione della sostanza. La materia si modella in forme regolari sulle risultanti fisse delle energie in conflitto. Tramite il gioco d’attrazione e repulsione, gli atomi si raggruppano secondo proporzioni definite per formare gli esseri e i mondi. La Creazione risale in un’amorosa assunzione verso l’Unità, sua origine, – verso l’Increato, sua fine – verso il Principio equilibrante, sua ragione d’essere. Ogni vita è un equilibrio creatore, ogni morte o scomparsa di una forma è una rottura dell’equilibrio.

Chiuso nell’universo all’interno del quale agisce come un fermento, libero grazie alla sua origine spirituale, limitato dal suo inviluppo materiale, l’uomo ha ricevuto il potere di modificare l’equilibrio del mondo anche se la sua carne e la sua anima devono subirne tuttavia la legge. Questa è la contraddizione della sua doppia natura di re e di schiavo, di creatore e di creatura, di essere spirituale ed animale. Deve armonizzare tutti i poteri cosmici in sé prima di ritrovare il posto centrale che gli è assegnato nell’armonia del Cosmo. Deve realizzare, con lo sforzo e con la sofferenza, l’equilibrio in tutte le parti del suo essere prima di comandare alla Natura con un verbo sovrano.

Il bambino apprende presto che, se prova a colpire un muro con il pugno, si ferisce. Il dolore è il primo maestro che gli insegna gli arcani dell’equilibrio e gli mostra che ogni azione provoca un’uguale reazione.

L’uomo che diverrà in seguito saprà trarre da questa osservazione i principi della meccanica e della fisica. Ne dedurrà la feroce legge del contrappasso “occhio per occhio, dente per dente”, si sforzerà di creare il diritto, che non è altro che una formula di equilibrio sociale. Ma quanti secoli ancora gli serviranno prima di scoprire che la stessa norma regge anche i fenomeni morali, che una passione evoca un dolore, che un crimine richiama un’espiazione, che un pensiero malvagio genera un cattivo destino? Un giorno, forse, la sua vista divenuta più acuta gli farà leggere nel grande libro del Dare ed Avere della Natura, dove si trovano scritti e totalizzati i meriti di tutte le sue azioni.

L’uomo saprà allora che le sue malefatte, i suoi errori e le sue rivolte, che turbano intorno a lui l’equilibro universale e che fanno soffrire gli altri esseri e disturbano l’armonia del mondo, ricadono subito sulla sua testa e scatenano l’anarchia in tutto il suo essere, rendendo il suo corpo più debole, il suo cuore più vile e la sua ragione più stolta. La sua impotenza ed il suo disordine si aggraverebbero così senza tregua autoalimentandosi, con il rafforzamento alterno della causa e dell’effetto, se l’Adamo decaduto non scoprisse in lui, arrivato al fondo della sua disperazione, il punto fisso ed immutabile della scintilla divina, se non riconoscesse la sua luce, se non equilibrasse le sue facoltà attorno a questa scintilla; per far risplendere nel mondo fisico e nel mondo sociale l’armonia alla fine conquistata dall’io individuo.

L’uomo avrebbe già risolto il problema dell’equilibrio individuale se la sua personalità fosse stata una. Purtroppo l’ Io riposa su un aggregato eterogeneo la cui la complessità è assoluta, tanto da spaventare.

Nel nostro edificio si distinguono di primo acchito tre piani: un corpo che agisce, un’anima che sente e desidera, un’intelligenza che pensa. Queste divisioni sono ancora imprecise come possono esserle quelle dello spettro solare secondo i 7 colori dell’arcobaleno, in quanto ciascun colore si suddivide in ulteriori sfumature. Gli organi del corpo vivono di personalità propria e ciascuno si compone di colonie di individui cellulari. L’anima è un indescrivibile groviglio di desideri e di ripugnanze, di istinti, di sensazioni, di sentimenti bassi o elevati, forti o deboli, chiari o confusi, che si trasformano incessantemente da uno all’altro come le nuvole di una sera d’estate. L’intelligenza che comporta delle facoltà tanto differenti come il ragionamento, l’immaginazione e l’intuizione, si estende in parte nelle tenebre dell’inconscio; anzi, il grosso del suo lavoro è compiuto in un abisso oscuro dove lo sguardo dell’introspezione non riesce a penetrare.

Al di sotto di questi elementi mobili, la volontà, una e libera, dona all’uomo coscienza della sua personalità. Ma la volontà può agire sulle diverse forze dell’individuo, per esaltarle o per frenarle, solo se è appoggiata su un punto equilibrato e stabile che bisogna saper scoprire. L’enigma che la Sfinge propone ad Edipo è l’enigma della libertà interiore realizzata dalla conoscenza del centro di gravità umano. L’insegnamento che il neofita deve leggere nei simboli delle colonne del tempio di Salomone, delle piramidi, della croce, del caduceo, del compasso e della squadra o nei geroglifici simili dell’India e della Cina, è il prudente consiglio dato dai vecchi iniziatori: “La via di destra e la via di sinistra hanno dei pericoli; segui la strada di mezzo, è stretta, ma sicura.”
Chi si sforza di far regnare in sé l’unità, di diventare il maestro di se stesso, sappia meditare queste parole e si lasci guidare dall’intuizione; ecco le leggi dello sviluppo psichico che ritroverà nel suo cuore.

Osserva che l’albero proporziona la lunghezza delle radici a quella dei rami, che le foglie crescono sui due lati dei rami in modo alternato od opposto. L’analogia ti fa conoscere, con questo segno, che esistono in te delle facoltà uguali o opposte che si equilibrano reciprocamente, le une positive, espansive, maschili e celesti, le altre negative, ricettive, femminili e terrestri di cui ciascuna è indispensabile allo sviluppo del suo complementare come l’uomo alla donna e la donna all’uomo.

Quando una forza si afferma in te nociva, trasformala: innesta sul tronco selvatico un giovane ramo coltivato; orienta verso il bene ciò che si dirigeva verso il male. E non credere affatto che solo comprimendola per impedire il suo sviluppo, ristabilirai l’armonia: o diventerai incompleto o provocherai delle pericolose reazioni. I sistemi morali sono troppo spesso impotenti perché costringono l’uomo in una rete di divieti e di sterili negazioni senza fornire alimento alla sua vita né oggetti su cui focalizzare la sua attività. L’uomo è un bambino disoccupato che costruisce castelli di sabbia: non è meglio offrirgli un lavoro utile e adatto che vietargli il movimento? Gli stessi poteri dell’essere possono servire al male come al bene secondo l’orientamento che gli è dato, perché l’errore è solo un’ombra irreale proiettata sotto la luce del vero dall’opacità delle nostre anime. Ogni inferno cela un paradiso virtuale, ogni tenebra un sole ed ogni peccatore un santo.

Nessuna espansione armoniosa può essere istantaneamente completa nel nostro mondo sottomesso alle leggi dello spazio e del tempo. Inchinati davanti allo scettro di Saturno. Apprendi dalla Natura l’utilizzo sequenziale di periodi alterni per assicurare, attraverso la durata, l’unità di un movimento. E’ meditando sulla notte e sul giorno, sull’inverno e sull’estate, sulla nascita e sulla caduta delle foglie che comprenderai il senso delle parole di Salomone (Ecc., cap.3):

“[2] C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
[3]Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
[4]Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
[5]Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
[6]Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
[7]Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
[8]Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.”

L’oscillazione di un pendolo intorno alla sua posizione di equilibrio è un simbolo del movimento del mondo. Un punto fermo divide due movimenti opposti ed è per questo che è stato detto ancora: “È nel riposo che il saggio trova la sua saggezza.” La conquista del Vello d’oro non è l’opera di chi disprezza il riposo, né di chi non sa alternare la sua azione con l’inazione.

Fissa infine il tuo sguardo su un’ultima legge. Oh, tu che vuoi percorrere il sentiero di mezzo: non vedi che sei inseparabile dall’universo? La tua vita è solo una delle possibilità della vita cosmica che penetra in te come l’acqua del mare negli alveoli della spugna. Le tue forze fisiche, i tuoi sentimenti e le tue idee vengono dal grande Tutto che nutre il tuo corpo, la tua anima ed il tuo spirito; non puoi restare privo di pane, di aria, di sole, di amore né di pensiero senza morire. Non lasciare nessuna ruggine dunque, nessuna lebbra svilupparsi in te che possa impedire la circolazione della corrente vivificatrice ed isolarti dalla Vita universale. Ogni isolamento è il principio di una morte. Temi gli effetti perniciosi della tristezza e dello scoraggiamento, della paura e dell’invidia, dell’egoismo e soprattutto dell’orgoglio; poteri di accerchiamento e di oppressione le cui vittime appaiono al chiaroveggente come chiuse in una gabbia o schiacciate sotto una campana di piombo che le fa seccare e morire poco a poco.

2 Responses to “Sull’equilibrio”

  1. Athanor Says:

    Bel lavoro, complimenti…
    Hai forse trovato quell’equilibrio dinamico in cui ogni cosa nasce ed eternamente si rinnova? 🙂
    Un caro saluto
    Athanor

  2. Adriano Damiani Says:

    PER ME IN QUESTA LEGGE COSMICA DELL’EQUILIBRIO MI PORTA, ATTRAVERSO LA MEDITAZIONE, IN QUESTA MIA CONSIDERAZIONE. PER CONOSCERE LE COSE PIU’ GRANDI, NON HO BISOGNO DELLA SCIENZA MA DEL MIO SILENZIO MEDITATIVO. VOI CHE NE PENSATE?

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