Opera al Nero

Posted by Nebheptra     Category: Alchimia, Opera al Nero
Opera al Nero

Opera al Nero

Il processo purificativo e separativo indotto dalla ripetizione reiterata dei riti ermetici porta il discepolo, l’uomo di desiderio, alla dis-identificazione da tutto ciò che attira l’uomo comune, l’uomo del torrente. Ben presto la politica, lo sport-spettacolo, i possessi materiali, auto, casa, etc. diventano di scarso o nullo interesse; mentre si è sempre più attratti dal contatto con la natura: una passeggiata in montagna o nei boschi, una uscita in bicicletta in collina, una corsa in un viale alberato diventano molto più affascinanti di un concerto, una partita alla tv o una pizza con gli amici.

Il silenzio e la solitudine diventano i compagni più cari e cercati. Nel silenzio e nella solitudine si osservano i difetti e vi si pone il freno; nel silenzio e nella solitudine le passioni si calmano e neutralizzano; nel silenzio si osservano gli altri e si smette di giudicare. Non c’è più il desiderio di far prevalere le proprie idee, la propria egoità; finisce l’attaccamento e tutto viene accettato e scusato come farebbe un padre con i propri figli.

Si comprende il motivo di essere del dolore, la morte viene vista come una rinascita. I sensi hanno smesso di prevalere e le nostre azioni, le nostre emozioni, sono sempre più guidate dalla nostra interiorità piuttosto che dagli eventi esterni.

Poi si comincia a notare che il tempo passa lento, lentissimo e non si percepiscono più cambiamenti. Cambiamenti e piccoli segnali, che nei primi anni avevano invece fatto capolino ad intervalli più o meno regolari e avevano rafforzato sempre più la volontà di proseguire lungo il Cammino – quel Cammino che col tempo si era imparato ad amare.

L’invisibile, che al principio ci visitava più o meno sovente, sembra essersi allontanato del tutto lasciando il posto alla medesima notte in cui si agita l’uomo del torrente.
Così il tempo continua a scorrere, gli anni passano e non sappiamo più dove siamo giunti e se stiamo facendo progressi.

Ed è allora che si comincia a dubitare: non sappiamo più cosa abbia davvero senso, i riti sembra che non funzionino più e si comincia a pensare di aver seguito una strada sbagliata, di aver sprecato tutta la vita alla ricerca di una chimera. Si cade nella disperazione più totale: una vita spesa per un pugno di mosche, dove si è trovato solo dolore e solitudine. E’ la notte oscura dell’anima dove tutto sembra finire: finito l’entusiasmo, ormai spento il fuoco sacro che ci sosteneva. Ci si sente stanchi e svuotati di fede, di energia, di volontà e non si anela che alla morte come liberazione finale dalle nostre pene.

E’ il momento dell’abbandono. Non bisogna scoraggiarsi: è il momento in cui il seme si è corrotto e putrefatto nella tenebra umida e fredda della terra coperta di neve ed il germe di luce ha iniziato a nutrirsi silenziosamente. Tutto è salvato, e presto si vedrà sorgere la stella del mattino a diradare le nubi oscure che pesano sul cuore. Dove i fortunati sentiranno parlare la voce dell’Ermete.

Crederai di sognare: “E’ il Diavolo, ti verrà di pensare, tu sei Satana o la più leggiadra delle sue creature! Cosa vuoi da me? Sono stato un solerte ricercatore dell’oro alchemico, ma ho trovato soltanto solitudine e disperazione!”
Allora l’antico Figlio di Dio si manifesterà e l’abisso scardinerà i suoi recinti. Sentendoti perso, griderai: Io sono te!…
Ed avverrà veramente: sarai trasmutato! Poi tutto si placherà e tornerai un uomo comune.
Ma non sarà che apparenza! Il grande mentitore sarà sconfitto, l’Angelo detterà i suoi patti e le condizioni di resa saranno accettate senza pietà! Il discepolo sarà trasformato in Maestro, costruito per se stesso e per diventare ancora in vita il pegno di un Amore superiore.
L’Angelo avrà la sua ascesi e l’uomo vibrerà nell’Anima antica, la Maria. Sarà solo l’inizio, non la fine!…
(Mario Krejis, Dialoghi, pag. 121)