Abbiamo visto come Perseo rappresenti l’esemplificazione del giovane cavaliere, o del santo guerriero, coperto da una corazza invulnerabile ed armato con una spada incantata, le cui prodezze sono descritte in diverse leggende.
Ora, non deve apparire strano l’accostamento di tale Eroe con l’Eremita, il personaggio raffigurato nella nona lama del Tarocco. Questi rappresenta un saggio solitario, avvolto da un ampio mantello di lana, che illumina la strada con una lampada e scosta col bastone un serpente dal suo cammino. Sebbene l’Eremita abbia un’aspetto dimesso e tutt’altro che eroico, entrambi i simboli hanno un analogo significato: designano l’uomo il cui principio spirituale è protetto dalle influenze deformanti e corruttrici della terra ed è chiamato a giocare nel mondo il ruolo provvidenziale di colui che raddrizza i torti o porta la luce.
Così, la tradizione insegna all’uomo che la sua interiorità, per quanto imperfetta ed incompleta essa sia, costituisce il tesoro che deve guardare con più cura ed abbellire in ogni istante della sua vita per spargerne un giorno lo splendore sul mondo. Perché la parte più elevata dell’anima umana è la scintilla insufflata da Dio nella materia: ciò che viene aggiunto dall’educazione e dall’ambiente è solo un vestito. Dunque che corazzi il suo cuore di diamante per proteggere la sua fede ed il suo amore contro il veleno del dubbio; che vegli per non lasciar confondere la fiamma della sua lampada coi chiarori dei fuochi fatui! L’opera che il Creatore si aspetta da ognuno di noi è di essere sé, di divenire sé, spogliandosi, purificando e sublimando la propria scintilla spirituale, fino ad unirsi a Lui che è il principio e la fine di sé.
Ora, essere sé è impossibile a chi lascia annullare il suo spirito nelle passioni più basse.
Compiere il proprio destino vuol dire non essere dominati dall’ascendente altrui.
Sentire il silenzioso mormorio dell’ispirazione è il privilegio di quelli che diventano sordi al brusio delle voci umane.
L’armonia del mondo nasce dall’insieme di vite particolari, e, in tal senso, ogni essere con la sua fisionomia è necessario al Tutto, coi suoi pregi e con le sue mancanze, secondo il profilo del suo destino individuale: ogni porzione della Creazione ha bisogno della parte che le è vicina per distendere il suo potere e per affermare il suo essere.
Consideriamo ad esempio una quercia: è composta da milioni di cellule, ripartite in categorie gerarchizzate, che seguono un piano provvidenziale che forma il legno, le foglie, le radici e i frutti e che concorrono tutte ad assicurare le funzioni della vita. La quercia esiste solamente grazie all’intima unione delle sue parti: cadrebbe in polvere se le cellule smettessero per un istante di scambiarsi le correnti vivificatrici della linfa. E, d’altra parte, la vita dell’albero esige imperiosamente da ogni cellula che conservi la sua individualità, il suo posto e la sua funzione nell’organismo vegetale. Cosa succederebbe se, per qualche inverosimile motivo, le parti della foglia si accorgessero di somigliare a quelle del legno o se le radici si identificassero ai fiori? In questo strano eguagliamento di elementi che la Natura ha voluto impari, la quercia perderebbe la sua forma ed il suo colore, il suo fusto ed i suoi rami, per diventare un enorme fungo spugnoso.
Questa è la legge dell’organizzazione della vita. Non bisogna quindi dubitare che anche l’uomo, cellula del grande Adamo, non ne sia ugualmente sottomesso. Dunque che sappia non invidiare la sorte della cellula vicina, e che neanche si lasci dominare da lei: è solamente restando al posto e nel ruolo che gli è assegnato che può compiere l’opera della sua salvezza individuale e può concorrere alla felicità degli altri esseri.
Non si può dubitare che l’immagine della corazza o del mantello, come ci è stata trasmessa dalle raffigurazioni e dai racconti antichi, non sia un’allegoria il cui senso vada interpretato. Infatti è facile vedervi una semplice finzione poetica, una figura di stile impiegata per designare o la virtù, o la scienza, o la saggezza, o la purezza, che sono davvero un’armatura protettiva per l’anima dell’uomo in quanto la difendono dalle basse tentazioni. Certo, questo è un primo significato della leggenda, accessibile a tutti e tale da confermare l’insegnamento della religione e della filosofia. Anche un materialista, mettendosi solo dal punto di vista del buon senso, sarà certamente d’accordo che è utile per l’uomo avvolgersi nel mantello dei filosofi, se non vuole soffrire troppo delle vicissitudini dell’esistenza.
Tuttavia non è proibito cercare nella tradizione un altro senso più nascosto, perché le leggende dissimulano spesso al profano delle realtà conosciute agli uomini che hanno l’esperienza della vita interiore. Questi non ignorano che, nel mondo pesante dove l’uomo è incatenato, tutto dipende dal sensibile; che i sentimenti ed i pensieri si basano su un supporto di natura materiale la cui la finezza sfugge ai sensi e che non c’è metafora, contrariamente all’opinione comune, nel dire che un uomo è colpito al cuore da una parola d’odio o che è avvelenato dal dubbio. Più ancora dei loro corpi, le forze invisibili degli uomini lottano tra di loro, attirandosi e respingendosi nell’amore e nell’odio. L’angelo nero vestito da moralista, da filosofo, da finanziere, da politico o anche da strumento mediatico, invia nello spazio delle tentazioni sottili che vanno ad attaccarsi alle viscere dell’uomo e turbano il suo spirito in un capogiro di follia…. Ma contro i pericoli fisici la Divina Provvidenza non lascia l’uomo senza difesa. Lo sanno coloro il cui occhio penetra la sostanza eterea che fluttua attorno alla materia, quelli che hanno visto e descritto la misteriosa armatura del cavaliere leggendario…. Eccola: un irradiamento protettivo che ha come sorgente la luce celeste che l’uomo sa attirare e fissare in sé ed avvolge il suo essere con uno scintillio proporzionato all’abbondanza o alla rarità di questa luce interiore. Smorta e debole nell’uomo comune, la vivente tunica di fuoco diventa brillante come un astro ed impenetrabile come il diamante quando il cuore che riveste vive nella purezza e nell’amore divino. Grazie a lei, il santuario del pensiero e della volontà è protetto efficacemente contro lo shock di un pensiero estraneo, contro l’ascendente di una volontà dominatrice, contro il veleno di una suggestione. Calma come l’acqua di un lago riparato dai venti, l’anima può riflettere l’immagine della sua patria celeste…
La maggior parte degli uomini ignorano queste meraviglie nascoste, ma non c’è bisogno che le sappiano per provarne i benefici, perché è scritto che ogni cosa sarà data in aggiunta a chi cerca il regno di Dio e la sua giustizia. Non è nel potere dell’uomo il creare il mantello dei filosofi con la sua volontà e la sua scienza: la magia stessa non saprebbe realizzare una siffatta ambizione. L’armatura invisibile dipende solamente dalle disposizioni dell’essere interiore e dall’orientamento dei suoi desideri. Uniche, l’elevazione del cuore, la purezza della vita, l’abitudine alla meditazione e alla preghiera possono far scendere nell’uomo la Luce che sarà la sua salvaguardia. Per questo il Salmista scrive: “L’Eterno benedice il giusto e lo circonda della sua benevolenza come uno scudo” (Salmo V: 13); ed inoltre: “Se l’Eterno non custodisce lui la città, invano vigila colui che la custodisce” (Salmo CXXVI: 2).
Su questo punto la leggenda corrobora ancora una volta i testi sacri. Dice difatti che il vero cavaliere è invulnerabile: sulla sua armatura si infrangono le onde dell’odio e dell’invidia, i flutti chiazzati dall’illusione e le grandi onde avvolgenti del vizio. Il suo occhio distingue la verità, il dubbio non paralizza il suo gesto; la sua purezza gli permette di vivere tra gli spiriti malvagi e la sua forza, di uccidere i mostri…. Ma l’eletto è avvertito che se diventa infedele alla sua missione, se egli si invaghisce “delle figlie della terra”, la sua armatura miracolosa si troverà in difetto e consegnerà la sua debolezza di uomo all’assalto delle forze del male.
Così colui che marcia nella via diritta traversa impunemente dei pericoli che neanche sospetta: per colui che perverte il suo cuore, tutto è pericolo…
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