Circa L’Ermetismo
Ci rivolgiamo ai lettori meno esperti, ricordando un pensiero del Cristo: “Lasciatevi traversare dalla parola del Signore, affinchè diventiate fedeli della Verità“. Non abbiamo bisogno di manifestare idee complicate, costringendo a sforzare troppo le meningi chi ha così poco tempo per riflettere sul significato del messaggio ermetico.
Scriviamo in nome dei sentimenti materni che abbiamo deciso di coltivare, per salvaguardare i meritevoli dalla protervia dei tanti miscredenti travestiti da santi. Edificare un palazzo di conoscenze, stimolando la curiosità del lettore appassionato di antiche storie: è la missione che ci è stata affidata, oltre la quale non andremo.
L’Ermetismo contiene molte conoscenze neglette. Sappiamo che gli aspetti più interessanti del pensiero ermetico provengono dall’eredità egizia, alla quale si aggiunsero nel corso dei secoli altre concezioni metafisiche, maturate nelle principali Polis dell’antichità.
Non vi fu dottrina più completa e affascinante di quella ermetica, già nota tremila anni fa e trasmessa in forma spesso contorta e solo in minima parte rispondente all’originale. Per i più l’Ermetismo rappresenta la Scienza dell’Ermete, originale creazione dell’antichità e misterioso quanto imperscrutabile fattore dell’intelligenza umana.
Le più comuni interpretazioni attribuiscono filologicamente il nome di Ermete al mitico Trismegisto, illustre ma immaginario protagonista della Tradizione Esoterica occidentale. Nelle Opere letterarie attribuite al suo nome, espressero il loro insegnamento numerosi iniziati dell’antichità, accomunati sotto lo pseudonimo di Ermete, perché le loro voci si levassero coralmente a monito dei molti oppositori, pronti a denigrare chiunque tenesse banco nell’esporre le argomentazioni della Sofia, appellativo con cui vennero definite le complesse e vaghe teorie ermetiche.
Nell’Ermetismo confluirono molte Tradizioni religiose, spesso portatrici di infime concezioni metafisiche, di molteplici deviazioni e infinite variazioni sul tema mistico. La conseguenza fu il moltiplicarsi di Organizzazioni magiche di stampo ermetico, ognuna sostenitrice di verità opinabili, di volta in volta derivate dalle tradizioni/filiazioni della dottrina originale.
E’ questa la ragione per cui, contrariamente al Cristianesimo, che continuamente si rifà all’insegnamento del Cristo, nell’Ermetismo, analogamente ad altre Tradizioni Esoteriche, esiste una molteplicità di manifestazioni dottrinarie. Pertanto rintracciare l’originale trasparenza della Tradizione antica è talmente difficile, che riesce estremamente problematico distinguere il magismo deteriore dalle manifestazioni più autentiche dell’Ermetismo.
Può l’Ermetismo venire considerato un percorso di Magia? O più semplicemente rappresenta una dottrina superstiziosa e astrusa, derivante dai sofismi immaginari dell’antichità?
Rispondere alla prima domanda è semplice. L’Ermetismo deriva il suo potenziale dalla Magia, intendendosi con tale termine le più argute manifestazioni dell’ingegno umano. Ermetismo e Magia rappresentano gli aspetti complementari di uno medesimo programma di evoluzione, entrambi facendo parte della dottrina ermetica.
Il solstizio d’estate segna il progressivo accorciarsi del giorno in favore della notte. Se giorno e notte facciano parte del medesimo ciclo di tempo, sia il lettore a deciderlo. Allo stesso modo il mistero che circonda l’Ermetismo, nelle sue parti meno intelligibili, può essere paragonato alla notte che precede il giorno o che al contrario lo segue (dipende dai punti di vista). In altri termini nell’Ermetismo non è facile stabilire se venga prima l’antica Maieutica, o il più involuto sapere dell’Occultismo magico-ermetico.
Il problema è rilevante. Talvolta, per esempio, si ritiene che la terapeutica rappresenti un aspetto crepuscolare dell’Ermetismo Magico. Eppure è noto che molti maghi/terapeuti dell’antichità furono addestrati in Scuole di Ermetismo. Paracelo insegna.
D’altronde l’aspetto magico, più di quello mistico e terapeutico, costituì, specie nel medioevo, il prevalente meccanismo di approccio alla dottrina ermetica: non più soltanto la conoscenza della Natura e dell’uomo, ma temibili evocazioni magiche, spregiudicate coniugazioni con Forze Astrali, legami occulti di vario genere, ecc… Questo periodo della storia ermetica potrebbe venir conosciuto con il nome di Ermetismo involuto, o meglio satanico, per usare un termine più noto ai giorni nostri. Eppure stiamo ancora parlando di Ermetismo.
Quale può essere dunque il significato di un Ordine Ermetico e perché, di converso, ancora oggi manipoli di tarati mentali si applicano all’antica Filosofia, leggendo, dibattendo e soprattutto illudendo tanti ingenui col loro sapere da internato psichiatrico?
Vi è un solo modo per dipanare la matassa: rendere grazie a Dio, sperando che si illumini nel lettore l’intelligenza ermetica, la stessa che i progenitori della razza odierna sapevano bene come esprimere. Nel Mondo di sotto, dove pullulano spettri e lemuri, il Pensiero ermetico si congiunge spesso alle formule degli apologisti di Satana. Si crede che il Mago nero debba seguire un addestramento quasi ermetico, prima di venire accolto a pieno titolo nelle coorti demoniche.
Il Santo concepito dalla Chiesa Romana esprime invece l’altra faccia dell’Ermetismo: buono, disponibile, sempre pronto al sacrificio per amore. Ottimo espediente, ai tempi della prima Chiesa, per indurre a uscire allo scoperto le vecchie guardie dell’Ermetismo bianco, al fine di conoscerle e di poterle poi distruggere. L’Inquisizione insegna.
Nonostante ciò, il significato dell’Ermetismo ancora ci sfugge. Cosa pensano i lettori? Si potrebbe azzardare una definizione, sia pure a rischio di decadere nella scolastica? Iniziamo dunque a stabilire che cosa l’Ermetismo non è.
– E’ una scuola per maghi? No!
– E’ una congrega di pazzi, decisi a dimostrare una qualche quadratura del cerchio? Neppure!
– Si deve ritenere che si tratti di una Fede? In senso cristiano, no!
– Allora è una dottrina filosofica? E se fosse, a che scopo?
Tentiamo allora di acquisire ulteriori elementi di conoscenza, nell’attesa di essere in grado di mettere al mondo il Bambino dell’Ermetismo, noto e arcinoto col nome di Ermete. Non vi sono ragioni, apparenti ragioni, per non ritenere che l’Ermetismo sia la strada dell’Uomo Solare. Si ricade così in una dialettica non consona ai più intelligenti, specie se ancora da svezzare in senso alchemico. Il mistico dell’Alchimia comprendeva la terminologia ermetica, in quanto l’Alchimia prendeva le mosse dall’Ermetismo.
Si può giungere alla conoscenza dell’anima, come sostenevano gli antichi alchimisti?
Nel corpo dell’uomo vive (o forse non vive, ma vegeta) un’anima passiva, una specie di filamento inconscio prodotto dell’incarnazione. Che cosa sia l’anima, sarà chiaro tra poco.
Chi prova dei sentimenti, ha un’anima? Generalmente si ritiene di sì; mentre di chi non riesce ad amare si dice che non ha anima, che non ha cuore. Per l’Ermetismo non è proprio così. Si lasci perdere ogni considerazione riguardo al sentimento, perché l’anima, almeno l’anima che si ricerca nell’Ermetismo, non è configurabile soltanto in senso emotivo o sentimentale.
Si deve invece immaginare la Maria, come si definiva anticamente l’anima, assimilandola, per i suoi tentativi di purezza, alla Santa Vergine cattolica, sotto forma di un esile filamento, quasi il ferro di un bastone animato, che fa la spola, muovendosi rapidamente, tra le regioni del corpo in cui sussistono prodotti assimilabili (si intende riferirsi alle energie corporee, sia a quelle automatiche/digestive, che alle forze nervose: CHAKRA).
Un semplice filamento quindi o, se vogliamo, un nocciolo, una candela pressoché spenta, retaggio di una o più vite. Se la persona è giovane, nel senso dell’interiorità, l’anima, coniugata con il corpo, costruirà il suo debito karmico, facendo in modo che l’esperienza di vita si traduca in costrizioni inconsce, che in una futura incarnazione spingeranno l’individuo nei meccanismi del Destino, conducendolo a integrare l’antico col nuovo.
Considerando il problema dal punto di vista sociale, se l’anima non si svilupperà in una personalità armonica, rispetto ai flussi di conoscenza espressi nella precedente esistenza, l’esperienza di vita comporterà di necessità continui adattamenti e soluzioni non semplici e talvolta dolorose. Si deve dunque credere nella Reincarnazione?
L’Ermetismo ben conosce il significato della Reincarnazione. Le nozioni più antiche su questo argomento provengono dall’Egitto, in epoche antecedenti al Medio Regno. L’antico Ierofante egizio ben sapeva come riconoscere le anime giovani, cercando di prevenire, talvolta con eccessiva energia, il loro automatico reincarnarsi grazie alle procedure dell’imbalsamazione.
Preservato il corpo del defunto con appropriate tecniche, la mummia, ridotta al minimo di materia umana, continuava a produrre energia per l’anima, fatta trasmigrare in piccole statuette o in raffigurazioni pittoriche di mestieri e scene di vita: espedienti che servivano, durante il periodo di semi-incoscienza dell’entità, ad evitarne l’immediata e automatica reincarnazione, possibile anche nella tomba.
Se invece la mummia ospitava un’anima antica, o per meglio dire faraonica, la differenza si sostanziava nell’uso degli incantesimi rituali, grazie a cui si rendeva quasi tangibile l’anima del defunto, accrescendone le facoltà psichiche con rituali e formule di potenza. Sotto l’azione insistente dei sacerdoti, si induceva l’anima a fermentare, in modo che si riproducesse in un’entità nuova, più grande e cosciente rispetto alla precedente. Si diceva allora che l’Osiride si era ridestato, costringendo l’anima, sua sorella Iside, ad unirsi a lui in un rapporto amorevole, che in seguito fu definito dagli alchimisti “Incesto Filosofale”.
Maestri artigiani costruivano statuette variopinte, per evitare che l’Osiride si annoiasse troppo in attesa dell’amata sposa, mentre Anubis, il Dio dell’imbalsamazione, sorvegliava l’anima del trapassato per consentirgli un soggiorno d’oltre tomba sicuro e senza sorprese.
Allora è giusto chiedersi: si tratta di superstizioni? O di mero simbolismo ieratico? O di semplici verità, belle e pronte per chiunque sappia servirsene? Chi potrebbe conoscere un simile segreto e resistere poi alla tentazione di utilizzarlo?
In effetti l’anima bisognerebbe davvero aiutarla, come si cercava di fare ai tempi dell’Egitto Faraonico. Ed è noto che l’Egitto dell’Antico Regno raggiunse l’acme della sua civiltà in tempi molto antecedenti a qualunque altra civiltà contemporanea.
L’esperienza della Reincarnazione, come si definiva la trasmigrazione dell’anima in corpi umani, rappresentava dunque il retaggio dei meno fortunati. Se i tempi erano propizi, il Sacerdote cercava semplicemente di corroborare l’entità del defunto prima di farla reincarnare, eventualmente prolungando il suo soggiorno nell’Invisibile. Se invece si ignoravano le formule di trapasso, l’anima dello sfortunato era destinata a ritornare fatalmente al suo stato di filamento inconscio, schiudendosi poi nell’anima del nascituro ed alimentandola in modo discontinuo con le sue tendenzialità antiche. Mai però in modo consapevole.
Concludendo l’anima non è che il seme di una vita. Quando l’incarnazione rappresenta un meccanismo automatico, come nella maggioranza degli uomini, essa si incarnerà passivamente, attratta dalle potenti forze in gioco nell’accoppiamento, senza alcuna possibilità di prescegliere la coppia o il futuro padre. Si potrebbe obiettare, quando si hanno le prove per affermarlo, che sono possibili reincarnazioni in una stessa famiglia o nel medesimo gruppo sociale. Sino a un certo punto ciò è vero. Tuttavia oggigiorno il vincolo di sangue può essere indebolito per molte ragioni, non esclusi alcuni processi patologici che colpiscono il sistema emato-poietico. In linee generali, quando un’anima si incarna, non possiede legami tanto forti da condizionarla nel senso di una determinata incarnazione.
A tal punto è logica la domanda: chi si accosta all’Ermetismo, è sempre un’anima antica? Si possono definire antiche le anime che provengono da un lontano passato e giovani quelle non del tutto emancipabili durante la loro esistenza terrena. Si potrebbe allora, si chiedevano gli alchimisti, emancipare un’anima giovane con mezzi alchemici? Sarebbe cioè possibile trasmutare l’anima di un uomo comune in un’Entità superiore?
La risposta non è semplice. Il Gran Sacerdote di Osiride faceva sopprimere i religiosi più anziani perché, in procinto di morte, non sortissero il tentativo in favore di se stessi. Evidentemente la procedura di palingenesi alchemica era preclusa alla maggior parte degli iniziati, ad esclusione forse (ma non sempre) del Faraone e pochi dignitari di corte. Se una tale prudenza fu propria dell’antichità, non si ritiene – almeno noi non riteniamo – tranne le rare ma possibili eccezioni, che vi siano persone che abbiano tanto meritato – in vita – da ottenere il premio di un’esistenza eterna.
Dunque l’Ermetismo, nella sua accezione autenticamente egizia, rappresenta l’insieme di dottrine e di pratiche tese ad anticipare l’incarnazione in vita, dovendosi evitare – con ogni mezzo possibile – che il processo di morte fisica alteri l’entità individuale, costringendola ad un perpetuo ritorno negli interminabili cicli karmici.
Il segreto della realizzazione ermetica sarebbe custodito, secondo la Tradizione, dal Maestro di Osiride, personaggio misterioso quanto introvabile, manifestazione umana di purissime Forze Divine. Sfortunatamente il massimo a cui si possa aspirare, al giorno d’oggi, è di sottrarsi ad un’incarnazione automatica, senza alcuna possibilità di indirizzarsi verso realizzazioni non consentite a chi non sia pienamente evoluto in senso spirituale.
Il discepolo dell’Ermetismo si purifica continuamente, alimentando la sua anima con attitudini di bontà e di amore fraterno. Egli si comporta come un buon cristiano, pur non praticando gli Evangeli, conducendo un’esistenza priva di slealtà e di sotterfugi. Egli è cosciente che il potere di trascendere il Piano Astrale è appannaggio di coloro che hanno realizzato se stessi, né si illude di poter conquistare senza merito il trofeo della vita eterna.
Solo a Chi tutto abbia conseguito, si potranno chiedere lumi sul percorso ermetico; e solo le sue risposte potranno confortare l’iniziato, se conquistato all’ideale superiore. Il nostro messaggio, quello che cerchiamo di trasmettere al lettore, è insomma di non farsi troppe illusioni sulla strada ermetica. Si sta traversando un periodo involuto nella storia dell’umanità, alla fine del quale si apriranno forse altre possibilità. Ma, almeno per ora, il Segreto deve restare tale. Se esistano o meno dei Maestri in grado di trasformare con le proprie forze l’uomo in un essere superiore, è altrettanto un mistero. In genere si giunge a loro per volontà divina, mai per libera scelta o per caso. Si tratta dunque di una mera ipotesi.
Non c’è verso di cambiare le cose. Non esistono possibilità, almeno attualmente, di seguitare il percorso alchemico sino alla fine, senza il rischio di venire intrappolati nei meccanismi inferiori, che destabilizzano profondamente l’iniziato trasformandolo in uno squilibrato o in una larva.
Se dunque le cose stanno così, su cosa possono poggiarsi coloro che si sentono attratti dall’Ermetismo? Il Segreto è irraggiungibile. Si debbono conquistare perciò altre segrete cose, per confermare il concetto che sia possibile un percorso ermetico. Quali siano tali segrete cose, si può provare ad immaginarlo. La fede in Dio? L’Ermetismo è dunque una strada mistica, adatta a qualunque fedele dell’ideale trascendente?
Sappiamo che l’anima comincia a manifestarsi all’epoca della pubertà e fa sentire chiaramente la sua presenza intorno ai trent’anni. Sia pure stentatamente e con lentezza, si potrebbe allora cominciare l’Opera creando condizioni idonee alla sua manifestazione.
Il primo obiettivo da conseguire è quindi la Purificazione, nel senso di sciogliere lentamente le concrezioni interiori che si sottraggono, per loro intrinseca natura, all’integrazione nella coscienza, trasformando l’esistenza umana in un calvario di inquietudini e di dolore.
Poche nozioni estremamente semplici serviranno a spiegare le basi della purificazione ermetica. Non si può argomentare realmente su una cosa, senza sentirsi quella stessa cosa. E’ un assioma ermetico. Provate ad immedesimarvi in un cane, sosteneva un famoso ermetista napoletano, e capirete come sente l’amico dell’uomo. Allo stesso modo provate a sentirvi un iniziato, e ragionerete più o meno da iniziato.
Dapprima stentatamente, poi sempre meglio, l’iniziato sarà sospinto a ritenersi un frutto dell’Ermetismo. Non importa se a torto a ragione, ciò sarà sufficiente, all’inizio della strada, per dargli la carica e sospingerlo avanti. Non ha molta importanza che egli sia o meno consapevole dell’artificio. L’essenziale è che si sviluppi in lui l’attesa dell’Invisibile, poiché nell’attesa egli promuoverà pensieri saturi di desiderio, e quindi di volontà, e alla fine il processo inconscio si concluderà nell’identificazione – sino a quel momento impossibile – con le Forme della Tradizione.
Così, passo dopo passo, trascendendo la propria identità personale, l’iniziato scoprirà che la sua mancanza di ideali non è realmente tale, avendo egli assorbito, nei suoi studi più che nelle sole pratiche, l’identità dell’ermetista perfetto, divenuto il suo nuovo modello di vita. In tal senso l’appartenenza ad un Gruppo esoterico potrebbe risultare utile, a condizione però di evitare sciocche presunzioni o futili sofismi.
Potrebbe allora un eventuale Gruppo affiancarsi all’iniziativa individuale, sia pure in una precocissima fase dello sviluppo ermetico? Il nutrimento fluidico scaturisce da frequentazioni con persone di livello morale superiore al proprio. E’ noto altresì che chi indossa la camicia del ladro, finirà per assorbirne anche i pensieri. Di conseguenza il significato della partecipazione ad un Gruppo, o ad un Ordine, dipenderà sostanzialmente dal tenore morale dei suoi componenti. Se si tratta di balordi, il bisogno di evoluzione dell’iniziato si trasformerà ben presto in altre meno nobili passioni.
Il primo consiglio che si dà all’inizio della strada, è dunque di saper scegliere le proprie compagnie. Meglio solo, che male accompagnato!… E’ preferibile non fidarsi, limitandosi ad osservare dall’esterno, prima di aderire ad un particolare Cenacolo di prodigi spirituali. Sono precauzioni elementari per non cadere fatalmente in errore.
Il secondo punto su cui intendiamo soffermarci è cruciale. Non vi è meccanismo psicologico più utilizzato, nelle varie Organizzazioni Esoteriche, dell’utilitarismo, ossia del ragionamento usato artatamente per sostenere i propri propositi. Di solito l’uomo normale sa aspettare tempi migliori, accettando il concetto che una prudente attesa lo proteggerà da possibili errori. Egli non sfida mai l’impossibile in quanto, ragionando sulle cose, prevede le conseguenze di ogni sua azione e quindi rallenta o accelera il passo in rapporto ai suoi calcoli.
L’iniziato dovrebbe abbandonare ogni logica dell’uomo comune, rendendosi conto che le sue previsioni, le sue supposte previsioni, non sono fondate su alcun elemento obiettivo. Egli invece si interroga continuamente se possa o meno conquistare le mete dell’Ermetismo, tentando di proteggere la sua forma mentis, ossia la personalità antecedente all’iniziazione, con presunte auto-regolamentazioni.
Merita menzione il cosiddetto Maestro di Iside (molto enfatizzato in Ordini del passato), che, nulla supponendo della sua reale evoluzione, era solito dedicarsi ai suoi dipendenti pur non avendo (era praticamente la regola) nessuna risorsa interiore per farlo. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
Allora delle due l’una: o si ragiona nel modo consueto, e in questo caso l’aspetto saliente del percorso spirituale diventeranno i meriti acquisiti in quel dato Ordine; oppure si deve sciogliere l’automatismo dell’aspetto utilitaristico, attendendo con calma la manifestazione dell’anima.
Bisogna quindi che si rinunci al fine, se si vuole che l’Atomo interiore, cioè l’anima, sia libero e inizi a determinare i suoi effetti nell’iniziato. E’ difficile, ci rendiamo conto, eliminare gli scopi egoistici nel predisporsi all’ascesi. Si deve però capire che, in caso contrario, l’iniziato tenderebbe a proteggere le sue illusioni, impoverendo la sua esperienza spirituale contro le sue stesse aspirazioni.
Il vero Maestro non alimenta mai, con futili aspettative, il senso di utilitarismo del discepolo, usando al contrario sistemi psicologici di dissuasione, al fine di saggiarne i meccanismi psichici. I sogni di grandezza rappresentano, per l’iniziato ai Piccoli Misteri, un forte ostacolo all’ascesi. Per cui ogni pervicace espressione di orgoglio dovrebbe essere duramente rintuzzata, nel solo interesse di chi inizia la strada.
Occorrerà dunque che si trovi il sistema, un sistema veramente nuovo, per sottrarre i volenterosi al fascino degli Ordini Esoterici, interessandoli all’anima e alla loro evoluzione spirituale. Allo stesso modo sia chiaro che non c’è possibilità, tranne casi eccezionali, di raggiungere le mete dell’Ermetismo. I meccanismi dell’ascesi, difficilmente esprimibili in parole, si possono intuire solo dopo che siano state conseguite le tappe psicologiche a cui quelle conoscenze si riferiscono.
Nessuno è attualmente autorizzato a fare proselitismo in nome dell’Ermetismo. Nella Magia e in alcune presunte pratiche di evoluzione psichica si celano semi di Potenze Tenebrose: a qualunque titolo eseguite, esse saranno portatrici solo di distruzione e di morte.
Siano quindi avvertiti gli imprudenti, che stiano alla larga dalla Magia Iniziatica, se non avranno conseguito il primato dell’anima. Siano ammoniti gli Ordini e le Fratellanze che si rifanno all’Ermetismo, perché nelle loro manifestazioni venga tralasciato ogni abuso e ogni prevaricazione. Noi siamo autorizzati ad ammonire. Altri dovranno decidere chi dovrà ricevere o perdere tutto, rinunciando alla sua stessa evoluzione.
In seguito proseguiremo nella spiegazione dei meccanismi delle pratiche ermetiche. Ma lo faremo a tempo debito, secondo l’uso antico: la curiosità e il desiderio di conoscenza rappresentano la molla più potente che spinge a ricercare.
Amonosis