Per chi suona la campana – parte II
PARTE SECONDA
Gli antichi Egizi ritenevano che nell’uomo vi fosse, oltre al Kà e al Bà, un’anima selvaggia e istintiva, nel cui grembo si esprimevano le forme di reattività ai mille ostacoli della vita. Il patrimonio genetico comporta la formazione di individui dotati di sviluppo psichico compatibile con l’evoluzione della specie. D’altra parte il compito dell’espressione genetica è di garantire la vita nel suo riprodursi armonico e costante. L’evoluzione sostanzialmente muta l’assetto genetico, inducendo nell’individuo l’espressione macroscopica dei suoi peculiari caratteri somato-psichici.
Anticamente il corpo costituiva solo una parte trascurabile dell’essere umano, evoluto nelle ere prometeiche sino alle forme più recenti che la Paleontologia studia. Si tratta di miti del passato, riconducibili ad un tempo lontano, frutto di trasmissioni sapienziali orali e di remote leggende.
Nella sua forma diafana, costituita nell’androginia e nell’intima fusione dei sessi, l’antico abitante del Pianeta trascorreva le sue giornate nella contemplazione di se stesso, assicurando la prosecuzione della specie attraverso un processo di auto-generazione.
Gli Immortali non coivano nel senso comune del termine, ma si riproducevano per scissione della loro materia sottile, espandibile in forma eterea in modo compatibile con la loro vita sulla Terra.
Il segreto degli Alchimisti consisté nel riprodurre nei loro contemporanei, o nel tentare di riprodurre, il medesimo procedimento di autogenerazione. Facendo in modo cioé che la parte femminile e maschile dell’iniziato, formate a seguito delle fermentazioni alchemiche (Separazione), si unissero in perpetuo per generare, sotto tempi precisi, l’uomo nuovo, il diafano Androgino delle leggende cabalistiche.
Se il procedimento riusciva, l’Androgino si manifestava innanzitutto in Mooladhara, attraverso percezioni incoscienti e dopo coscienti del Secondo Corpo, sintetizzabile di continuo coi procedimenti dell’Alchimia. Al contrario se il Mooladhara veniva congestionato dalle forme inconsce, condizionava l’involuzione dell’iniziato verso lo stato inferiore che é proprio dell’essere sociale.
Il Mooladhara é il Seme dell’Oro dell’essere umano, un opificio inarrestabile di forme, in basso come in alto, nel bene come nel male. Un opificio reale e non immaginario, capace di profonde astrazioni materne e di proiezioni violente e positive nell’uomo adirato e intossicato dal sesso. Nel suo equilibrio sono espresse profonde integrazioni somato-psichiche, inquadrabili nel sentimento di innocenza e di benessere. Il suo squilibrio genera al contrario dolorose disfunzioni mentali, ossessioni e depressione.
Ritornando alla classificazione degli Egizi dell’anima umana l’Ombra, depositaria degli istinti, repressi nella civiltà moderna, ma codificati nel genoma di ogni essere normale, si alimenta in Mooladhara, la cui funzione é di esprimersi con forza nervosa e paure ancestrali che potrebbero rendere molto difficile la sopravvivenza.
Dal punto di vista occulto l’apertura del Mooladhara stabilisce una concreta possibilità di contatto con le Creature dell’Astrale, negligentemente identificabili coi morti, o anime vaganti sul piano terrestre. La medianità costituisce pertanto un suo potenziale meccanismo di danno. Deve così interpretare il lettore l’avversione che l’Ermetismo esplicita nei confronti della medianità patologica di chi si dedica all’evocazione dei morti. L’Ermetista stana immediatamente le talpe invisibili che si annidano nelle vicinanze del Mooladhara, invischiando l’essere mediatico nel fango delle passioni. Il mio monito é chiaro. Nessuna medianità viene tollerata nell’Ermetismo. Tutti i poteri medianici sono destinati a scomparire col processo di purificazione del Centro Basilare, non essendo lo Spiritismo che uno dei sintomi più eclatanti del suo squilibrio.
Le precedenti considerazioni servono a spiegare l’importanza del Centro Basilare nel processo di ascesi. Purificare il Mooladhara significa isolare tale centro dalle forme che gravitano sul suo contorno, procedendo alla loro sistematica distruzione. Il secondo obiettivo della purificazione del Centro é l’aspetto energetico più sottile, nel cui ambito pongo l’ordinata espressione delle forze purificate del Mooladhara, assorbite nel Corpo Lunare sino alla realizzazione di stati di profondo benessere psico-fisico.
Il terzo obiettivo della purificazione del Mooladhara é infine rappresentato da un’equilibrata attività sessuale. Forze sessuali troppo intense, espresse sotto la spinta di immagini erotiche potenti, possono infatti superare grandemente la temperatura di fusione del Centro Basilare, che così si coagula e si cristallizza nelle sue funzioni energetiche più alte.
Un aspetto di non trascurabile importanza, su cui richiamo l’attenzione del lettore, è dato dalle conseguenze organiche dello squilibrio dei Centri Energetici. La trasmissione ai vari organi di energie vibrazionali squilibrate può generare svariate patologie, tra le quali non ultime le pericolose forme neoplastiche, in costante aumento nell’era moderna. In definitiva sia stati infiammatori che tumori maligni possono derivare da insane pratiche che danneggiano il Centro Basilare.