In un post precedente si è parlato di preghiera come pratica di alchimia spirituale.
Più oscuramente gli alchimisti medievali hanno fatto riferimento ad essa denominandola curioso artifizio , d’ausilio per l’estrazione del Mercurio dalla profonda Miniera. Artifizio curioso, nel senso di paradossale, perchè non ha alcuna spiegazione scientifica; ma la verifica sperimentale ha dimostrato come la preghiera sia un mezzo unico e potente per mantenere sempre acceso il Fuoco alchemico.
Resta inteso che qui non si intende preghiera in senso liturgico, bensì in senso magico, ovvero come attitudine mentale pervasa da elevazione interna verso ciò che sta in alto, che deve divenire modo di essere della intera persona. L’ atteggiamento di elevazione, infatti, poco alla volta influenza profondamente il corpo animico plasmandolo pian piano, fino ad entrare nella coscienza stessa dell’iniziato, mantenendola legata ai piani più elevati dell’essere. Inoltre si ottiene l’effetto di riuscire a tenere la mente sgombra da pensieri positivi o negativi che siano, oltre che a domare le emozioni negative. Portando così l’attenzione al momento presente.
Dal punto di vista pratico basta seguire quanto afferma Ambelain in Alchimia Spirituale (pag. 75):
E delle brevissime, ma frequentissime invocazioni mentali, possono mantenere l’uomo in presenza di Dio.
Robert Ambelain afferma addirittura che la preghiera stessa è il Fuoco dei filosofi. Su questa affermazione non sono d’accordo, ma del Fuoco parlerò più estesamente in un post successivo.
vedi anche Pratica alchemica – la preghiera – I parte
One Response to “Pratica alchemica – la preghiera – II parte”
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November 11th, 2016 at 22:43
[…] Vedi anche: Pratica alchemica – la preghiera – II parte […]